Il Vallone delle Cese è un luogo conosciuto e noto ai Bikers soprattutto come Natural Bike Park. Esso è stato creato dall’esperienza di un manipolo di persone, pionieri del freeride nel cento Italia, che propone un grosso numero di percorsi, da quelli più divertenti ed adatti a tutti, fino ad alcuni che richiedono una grande esperienza e capacità tecniche ma che hanno tutti il comune denominatore di essere curati e preparati come pochi altri bike park sanno offrire e per di più, cosa ancora più rilevante, di svolgersi tutti su fondo naturale e difatti sono stati creati su sentieri già di per se esistenti e non artefatti.
Se si è appassionati di questo sport, una visita da queste parti non può mancare e noi di BiciNatura non potevamo non andare a trovare questi amici e godere della loro cordialità e dei percorsi più belli del centro Italia ma visto che ci piace sempre cercare di trovare un tocco di originalità e particolarità ai giri proposti, abbiamo unito ai trail classici del park una prima parte prettamente All-Mountain e spettacolare in quella che è la zona più bella e panoramica ovvero il Colle Ovindoli.
Partiti da Arischia imbocchiamo subito il 121 per Fonte Ovindoli che dopo un breve tratto asfaltato in salita che passa per i ruderi di S. Angelo in un ambiente molto particolare
si ricollega alla S.S. 80 delle Capannelle attraversandola, da li comincia il giro vero e proprio con una brecciata molto panoramica.
Siamo a fine aprile ma la nevicata improvvisa della notte precedente più che darci fastidio ci ha fatto un grosso favore, rendendo il già di per se bellissimo paesaggio ancora più spettacolare
e proprio grazie alla neve l’aria è tersissima e pulitissima, sembra quasi di stare in un dipinto.
Arrivati al fosso delle Macchiole la carrareccia si restringe e diventa un prelibato single track e per di più tutto pedalabile, questa è goduria allo stato puro
i tratti dove bisogna scendere di sella si contano su una mano, per il resto si pedala con i monti circostanti stile torta Mantovana
Man mano che saliamo il sentiero si scopre sempre più
ci troviamo in zona Nocicchia questo è il tratto più bello di tutta la salita, rocce affioranti con sotto di noi il Fosso del Ferone, questa parte è veramente notevole
un balcone privilegiato dove è d’obbligo fermarsi un minuto e stare in silenzio ad ammirare cotanta bellezza, questa è una delle ragioni per cui si va in montagna, questa è l’essenza dell’All-Mountain.
Qui è la roccia a farla da padrona
arriviamo così a Fonte Ovindoli
da dove svoltato l’angolo
ci appare come per incanto il Monte San Franco e la catena del Gran Sasso in tutta la loro maestosità
siamo a Le Prata sopra la valle del Meto
non ci resta che l’ultimo sforzo per arrivare al colle delle Macchie e poi sarà discesa
ed eccola la prima discesa di giornata “Le Pozze“: prima parte a campo libero per i Coppi delle Macchie
poi la traccia si ricollega al 123 con un tratto molto godurioso nel bosco, dove incontriamo niente popò di meno che l’inventore del trail che sta facendo opera di pulizia con bici al seguito ma, credetemi, da pulire non c’era veramente niente, il sentiero era perfetto e questo la dice lunga sulla professionalità dei ragazzi del posto.
La discesa termina al Ponte le Pescine con un bel passaggio tecnico
da li piccolo trasferimento sulla S.S. 80 ma è veramente poca roba, perchè dopo pochissimo giriamo a sinistra e giù per un’altra discesa “il Canalone” molto più tecnica rispetto al Le Pozze: ripidi e gradoni a go go, qui è la roccia che prevale, Farkas ci va a nozze e se la ride giustamente
come vedete tutto rigorosamente natural bike park…
Dopo la bella scorpacciata di gradoni sbuchiamo nei pressi di Marruci dove ci attende la lunghissima risalita a Colle Maino passando per il passo delle Capannelle; la Laga ancora un po’ imbiancata ci osserva e ci aspetta a braccia aperte
eccoci a Colle Maino, finalmente le nostre fatiche sono terminate
è l’ora dell’ultima discesa, la più bella che in genere si lascia sempre per ultima, la regina di qui “l’Opachee trail” discesa che non tradisce le nostre aspettative: prima parte filante anche se su fondo abbastanza impegnativo
poi il sentiero si butta nel fosso del Lago e diventa bello tecnico
con gradoni e il particolarissimo passaggio nel tunnel sotto la strada.
Ultima parte spettacolare con tanti ripidi e rocce da far rimanere a bocca aperta come Farkas ahahah
il trail termina sempre nei pressi di Marruci, l’adrenalina è scorsa a fiumi, quindi non resta che rilassarci e tornare ad Arischia per asfalto.