Itinerario impegnativo in puro stile All-Mountain, suggerito da Armando Alonzi del gruppo BikerSoriani CAI – MTB, che ringraziamo per averci fornito la traccia per questo itinerario nel cuore dei Monti Ernici. Il percorso comprende due discese, la prima molto flow, da Fossa dell’Ortica a Prato di Campoli, la seconda molto più “cattiva”, da Vado della Rocca a Roccavivi, forse la più bella della zona, per ambientazione e varietà delle situazioni di guida, dal flow ai passaggi trialistici più arditi.
Il giro può essere effettuato ad anello con partenza da Sora, ma richiede molto tempo ed ore di luce, risorsa non disponibile dato che siamo al 17 dicembre, molto a ridosso del solstizio d’inverno (21 dicembre) il giorno più breve dell’anno. Lasciata un auto a Roccavivi, abbiamo raggiunto Sora con l’altra auto, per guadagnare un po’ di dislivello partendo in bici dai ripetitori posti sopra Mezzano, a quota 622, sul sentiero 622, coincidenza strabiliante, numeri da giocare al Lotto, anche se per noi il Bingo è questo.
Le condizioni meteo sono superlative ed il fondo è perfetto, e questo vale più di una vincita al Lotto, ma percorrendo la forestale fino al Rifugio Trombetta qualche dubbio ci viene. Forse con una vincita al Lotto avremmo potuto comprare la bici elettrica, guadagnando la cima senza sudare le classiche sette camicie.
Il fondo è buonissimo, con dei tratti addirittura cementati, ma le pendenze sono di tutto rispetto, con punte superiori al 20 percento, e per salire in sella bisogna impegnarsi a fondo, vero Enrico ?
E’ inverno e fa freddo, ma luce ed i colori sono unici e stupendi…
come l’azzurro che si riflette sulle piante
Raggiunti i Tre Valloni lasciamo lo stradone per proseguire a sinistra, sempre sul 622, che da Valle Lunga porta a Fosso dell’Ortica, ma stavolta su sentiero ed alla notevole pendenza si aggiunge il fondo scassato a complicarci la vita, ma i nostri prodi cavalieri non si lasciano intimorire.
Poi arriva il momento dello spingismo, abbandoniamo il 622 che prosegue per il Passo del Melancoro, e giriamo a sx per un fuori sentiero da piccozza e ramponi, con pendenze da cappottamento.
Sono 300 mt di dislivello per 50 m. Un ora di spingismo molto duro e per giunta dritto per dritto sulla parte più pendente della collina.
Poi finalmente al valico di Fossa dell’Ortica che, se ancora ce ne fosse rimasta un po’, sicuramente si sarà conservata bene nel freezer.
Meglio scappare di corsa da questo congelatore e via per la prima discesa della giornata, ovvero il sentiero 621 che scende sempre per Valle Lunga, fino ai pozzi di Campoli e Prato Campoli, uno dei posti più belli della zona. La discesa si rivela senza infamia e senza lode, solo la prima parte presenta un po’ di tornanti ma poi va giù abbastanza dritto su un sentiero anonimo, con l’aggravante per noi di averlo trovato anche molto sporco, disseminato di rami e cascami vari, tanto da danneggiare il cambio di Enrico.
Ma quando però sbuchiamo a Prato Campoli il cuore si riapre di fronte a tutto questo ben di Dio, il crinale Brecciaro, Passeggio, Pizzo Deta è qualcosa di veramente superlativo.
Dai Pozzi Vecchi prendiamo il 618 per Vado della Rocca, solcando un falsopiano che tanto piano non è e si fatica abbastanza, ma la vista di Pizzo Deta la in fondo allevia la nostra sofferenza.
Ma la sorpresa di oggi è trovare un buon primo tratto del 618 che passa per il Vallone dell’Acquaro pedalabile al cento per cento…
poi però ancora spingismo, meno duro del primo ma sono sempre 300 mt di salita che cominciano a farsi sentire dopo più di 1.200 mt di dislivello cumulato.
Basta non farsi intimorire e salendo con calma e senza fretta si arriva dappertutto, Barone docet.
E’ fatta, eccoci a Vado della Rocca !
Il cippo di confine datato 1847 segna quota 1565, è la “colonnetta” nr. 192 che con altre 685 definiva l’antico confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle due Sicilie. Queste colonnette marcano ancora oggi molti confini regionali, questo segna la demarcazione tra Lazio ed Abruzzo, anhe se l’intaglio nella pietra, il Vado della Rocca vero e proprio, punto obbligato di passaggio per secoli, si trova a circa 50 metri di distanza, proseguendo sullo spartiacque in direzione di Pizzo Deta.
Rifocillati e ricaricate le pile dopo la bella sgroppata, è ora di godersi la discesa sul 618, che dal Vado conduce a Roccavivi passando per Fosso delle Mele. Si tratta di un millino di dislivello davvero super, peccato solo per la presenza di tanti rami nel mezzo che costringono a frequenti brusche frenate per liberare ruote, carro e catena dalle frasche, ma la ciclabilità è interrotta solo da due grossi tronchi che costringono a scendere di sella per passare.
L’inizio è flow ma con bei tornanti a gomito, la cui difficoltà è aumentata dalla notevole pendenza, ma la cosa che lascia a bocca aperta è il paesaggio tutto intorno.
con la roccia bianchissima tappezzata di muschio fa da comun denominatore.
guardate, ecco dove scende il sentiero, ditemi voi se non è spettacolare !
poi, man mano che si scende la roccia prende sempre più il sopravvento !
e aumentano i passaggi tecnici più impegnativi.
Entrando nel Fosso delle Mele il sentiero diventa più pulito e la goduria aumenta.
Fino ad entrare in quello che è un vero e proprio rock-garden, un susseguirsi continuo di passaggi tecnici, gradoni, curve, insomma, libidine allo stato puro.
E’ così bello che non ci rendiamo nemmeno conto del passare del tempo, sbuchiamo alla Sorgente Rio che è quasi buio.
In conclusione, un bellissimo giro che consigliamo di fare a fine estate – inizio autunno, quando i sentieri sono più puliti, ma per gli amanti del genere wild (natura selvaggia) è consigliato in ogni periodo dell’anno.