giovedì, Novembre 21, 2024

Un luogo affascinante, aspro ed impervio, il monte Argentario si erge nel mar Tirreno a poca distanza dalla costa, collegato alla terraferma da due esili lingue di terra, il Tombolo della Giannella e il Tombolo della Feniglia, frutto dell’azione del fiume Albegna e delle correnti marine che nei millenni hanno accumulato depositi sedimentari creando un ambiente naturale assai singolare, la Laguna di Orbetello.

Secondo alcune testimonianze storiche il nome Argentario deriverebbe dalla grande abbondanza di minerali argentiferi. In un documento degli inizi del 1500, un certo Claudio Tolomei di Siena identifica la zona dell’Argentario come ideale per la costruzione di nuovi insediamenti per la ricchezza della vena d’argento e, un secolo dopo, Ludovico Buzzelli di Massa Marittima descrive l’Argentiera come un luogo dove la vena d’argento è così abbondante da poter battere moneta. Le testimonianze documentali, tuttavia, non trovano riscontro nelle evidenze geologiche attuali e, probabilmente, le tracce della storia millenaria che affiorano un po’ ovunque, più che all’abbondanza di ricchezze minerarie, sono da attribuire alla singolare conformazione orografica ed alla posizione strategica nelle antiche rotte di navigazione.

La traccia del percorso

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La morfologia collinare del territorio, le coste frastagliate a picco su un mare azzurro intenso, le sporadiche baie sassose incastonate tra rocce taglienti, gli odori intensi di resine dolci ed aspre di una natura tenace, i suggestivi scorci panoramici sulle isole dell’Arcipelago Toscano, ad ogni passo diversi, rendono l’esplorazione in bici dell’Argentario un’esperienza unica ed emozionante. L’itinerario percorso, tratto dal vasto repertorio di Paola e Gino, consente di visitare quasi tutto il promontorio, realizzando un circuito ad anello che partendo da Porto Santo Stefano, procede sul versante occidentale giungendo in prossimità di Porto Ercole, per poi inerpicarsi fin quasi sulla vetta di Punta Telegrafo, il punto più alto a quota 635 metri sul livello del mare, e da qui tornare al punto di partenza percorrendo ripide discese su strade bianche molto sassose e, nel tratto terminale, alcuni saliscendi nei boschi.

Qualche immagine

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Un giro suggestivo, privo di passaggi tecnici particolarmente impegnativi, ma, considerando la notevole lunghezza (53,4 km complessivi) ed il dislivello (1.586 metri di dislivello cumulato secondo le rilevazioni della strumentazione GPS, l’altimetria delle mappe Google è completamente inaffidabile), per essere affrontato con sufficiente tranquillità e godere appieno delle emozioni che è in grado di offrire, richiede mezzi adatti alla guida in fuoristrada ed una adeguata preparazione fisica.

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