Per ben tre volte sono stato costretto a frugare nei cespugli alla ricerca dell’amato navigatore ed in una occasione la ricerca è stata vana. Capita a tutti, soprattutto affrontando discese impegnative, nelle quali si distoglie lo sguardo dalla mappa per cercare le linee migliori, di accorgersi a fine sentiero che sul manubrio manca il prezioso dispositivo.
Un tonfo al cuore, per il costo non trascurabile, per ever smarrito la memoria storica di mesi o anni di uscite e, nel caso di escursioni più avventurose, per la necessità di improvvisare il rientro senza l’ausilio di una mappa.
Intraprendere la ricerca, peraltro, è impresa assai impegnativa. Percorsa al contrario, l’avvincente discesa si può trasformare in una impervia scalata, resa ancor più difficile dalla necessità di rovistare tra rocce, fogliame e rovi spinosi, mentre i compagni cominciano a spazientirsi per il prolungarsi dell’attesa.
C’è da dire che il meccanismo di aggancio realizzato sulla nuova generazione di Garmin Edge presenta qualche problematica in più rispetto alla versione precedente. Il solido innesto a baionetta è stato sostituito da un meccanismo di aggancio a rotazione che alla prova dei fatti risulta molto meno sicuro ed affidabile. Il meccanismo prevede l’inserimento delle alette posizionate sul dispositivo nelle apposite guide del supporto a manubrio, effettuando il bloccaggio con una rotazione a 90° del dispositivo. Giunto in posizione, l’inserimento delle due lamelle flessibili presenti sul supporto negli specifici alloggiamenti alla base del dispositivo, tiene il navigatore fermo, ma basta poco, il colpo di un ginocchio in una manovra azzardata, la strisciata di un ramo aggettante percorrendo un sentiero o durante un portage, ed il dispositivo ruotando in posizione di inserimento/sgancio rotola in terra.
Oltre a me la brutta esperienza è capitata a diversi amici e temo si tratti di un problema abbastanza diffuso, al quale né Garmin né altri produttori di supporti compatibili hanno fino ad ora dato risposta. In mancanza di risposte dal mercato, come suggerisce il detto popolare “la necessità aguzza l’ingegno”… prova e riprova finalmente la soluzione è arrivata, semplice e pratica, come tutte le soluzioni migliori.
Mettere la sicura al GPS è facile, basta realizzare un occhiello che consenta di assicurare il dispositivo al manubrio, in modo che in caso di sgancio dal supporto non caschi per terra ma resti appeso. Il dispositivo però non è dotato di anelli e maniglie da utilizzare per l’ancoraggio del meccanismo di sicura, e per non compromettere l’impermeabilità all’acqua non è consigliabile forare il guscio.
Il miglior modo per realizzare una maniglia da utilizzare come sicura è sfruttare come ancoraggio una delle due viti di chiusura del guscio posizionate nella parte anteriore del dispositivo. Svitando una delle due viti (è necessaria una chiave torx) è sufficiente inserire un occhiello a cui ancorare un semplice cordino elastico, ed il gioco è fatto. Date le ridotte dimensioni dell’alloggiamento in cui si incassa la testa della vite, per realizzare l’occhiello bisogna utilizzare un cordino molto sottile e resistente, io ho impiegato un pezzetto della treccia in nylon con cui i pescatori realizzano i terminali delle canne da pesca, morbida, resistente alla trazione ed immarciscibile.
All’occhiello ho annodato una maniglia realizzata con un cordino elastico, tagliato a misura in modo da consentire l’innesto del dispositivo sul supporto, dopo averlo assicurato al manubrio con un semplice passaggio a bocca di lupo. Tagliando la maniglia della dimensione giusta il cedimento elastico garantisce la rotazione del dispositivo sul supporto per l’aggancio/sgancio, tornando in posizione di riposo a rotazione terminata. In tal modo non si avranno antiestetici fili penzoloni e la sicura sarà poco evidente, scomparendo quasi del tutto sotto il dispositivo in posizione di esercizio.
Un intervento semplice ed alla portata di tutti, per risolvere un problema rilevantissimo, il proliferare di dispositivi elettronici in ambienti naturali incontaminati 😀 .