lunedì, Dicembre 30, 2024

Spinto dalla curiosità suscitata dalla manifestazione ciclistica “Una Gatta da Pedalare”, tenutasi lo scorso 10 novembre, ho deciso di dedicare un sabato ad esplorare i dintorni di casa in bicicletta. Con grande sorpresa e piacere, ho scoperto percorsi che non conoscevo affatto: magnifici single track tra i boschi di Gattaceca e Nomentum, dove il foliage autunnale, con le sue sfumature di ruggine e giallo ocra, regalava un’atmosfera incantata.

Molto suggestivo è stato anche il passaggio nel bosco di Macchia Mancini, dove ho apportato una piccola modifica all’itinerario base per godermi appieno il parco giochi creato dai ragazzi del posto: rampe in sequenza e curve spondate, perfette per aggiungere un pizzico di divertimento e adrenalina al percorso.

Un’altra avventurosa deviazione mi ha portato al cospetto del maestoso Castello di Greppe, forse identificabile con la vecchia Mentana, e prima ancora con la villa di Agrippina, la mamma di Neone. Una struttura imponente, testimone di un passato glorioso, purtroppo oggi lasciata all’abbandono e al degrado. Una visita che suscita ammirazione, ma anche un po’ di malinconia, perché meriterebbe sicuramente più attenzione e cura, e, magari, con un po’ di lavoro per rendere il sentiero agibile, in futuro potrebbe diventare una tappa importante dell’itinerario ufficiale.

Questa esperienza mi ha davvero entusiasmato, e per questo voglio ringraziare Emanuele Ponzani di Bicycle Garage e il suo team Gattaceca Bicycle Asd. Il loro lavoro di sistemazione del tracciato e l’organizzazione dell’evento sono un esempio virtuoso di come si possa promuovere la conoscenza ed il rispetto del territorio.

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Colle Pizzuto

Inforcata la bici appena fuori dalla porta di casa, mi avvio in discesa sulle scalette di via delle Mura, poi, traversata la Nomentana, proseguo lungo le mura del Castello Orsini, tuffandomi nella storica valle che fu teatro della battaglia di Mentana. Proprio qui, infatti, il 3 novembre del 1867, avvenne il drammatico scontro in cui Giuseppe Garibaldi, nel tentativo di liberare Roma dal dominio pontificio, si trovò di fronte non solo le truppe papaline ma anche quelle francesi, armate dei modernissimi fucili Chassepot, che “uccidevano da lontano”. Garibaldi, che guidava i suoi volontari in camicia rossa, avanzò con il cuore colmo di speranza ma, armato di sciabole e fucili ad avancarica, presto si rese conto di avere ben poche speranze di vincere la contesa.

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Scrutando la valle avvolta nella nebbia dalla cima di Colle Pizzuto, sembra di sentire ancora la voce di Garibaldi che guardando i suoi eroici Mille soccombere sotto la pioggia del fuoco nemico, amaramente esclamava: “I fucili francesi hanno vinto la partita!

Per ulteriori approfondimenti sulla vicenda vi invito a visitare il vicino museo Garibaldino, in cui è esposta una ricca collezione di cimeli, documenti, armi e munizioni dell’epoca, mentre io proseguo il giro immergendomi nel bosco.

Riserva Naturale di Nomentum

Sceso dal Colle entro nella Riserva Naturale di Nomentum da una delle porte di servizio, e varcata la soglia un po’ angusta…

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… subito il bosco si accende di magia: i raggi del sole filtrano tra i rami illuminando le foglie dorate e ramate che ricoprono il sentiero come un tappeto sfavillante.

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L’aria è fresca, il profumo della terra umida mi avvolge, mentre le ombre danzano leggere sul terreno al ritmo del vento.

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Ogni fascio di luce svela scorci incantati, trasformando il parco in uno spettacolo silenzioso e suggestivo, dove la natura sembra celebrare l’autunno con i suoi colori più belli.

L’immagine del ponticello sul torrente è da cartolina, dispiace solo per l’accesso un po’ ostile alla percorrenza in bici, sicuramente si potrebbe migliorare.

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Affrontando le rampe in salita raggiungo l’uscita, e dopo un breve tratto di asfalto, rientro nel Parco da un’altra porta di servizio. Qui lo stato dei luoghi lascia purtroppo a desiderare: sebbene la recente bonifica, le cattive abitudini sembrano avere la meglio, e già si notano i primi sacchetti di immondizia riaffiorare, vanificando il ripristino appena terminato.

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È un vero peccato, perché subito dopo quella soglia sinistra, ci si immerge di nuovo in un bosco di rara bellezza. Un single track scende dolcemente, serpeggiando tra alberi imponenti e un tappeto di foglie secche. Poco più in là, due buoi al pascolo si muovono placidamente, tranquilli e indisturbati, aggiungendo un senso di pace e naturale armonia a questo angolo silenzioso e suggestivo.

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Il sentiero è scorrevole e ben mantenuto, ma a uno sguardo attento non sfuggono i meticolosi interventi realizzati dagli instancabili trailbuilders del Gattaceca Bicycle. Con grande cura, hanno reso facilmente percorribili anche i tratti più insidiosi, dove gli acquitrini creati dalle falde affioranti renderebbero assai difficile il passaggio. La presenza di reti metalliche antiscivolo è un dettaglio che testimonia l’attenzione e l’impegno dedicati alla sicurezza e al comfort dei ciclisti.

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Giunti sul Colle Lungo il colpo d’occhio sulla valle merita una sosta, e volendo ci si può anche dissetare con le fresche acque del fontanile in perfetta efficienza.

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Da qui mi avvio verso l’uscita principale effettuando una prima variante al percorso base. Invece di procedere sul comodo ed ampio sentiero, risalgo il colle fino in cima, passando su radici e rocce in salita, una cosa che con la e-bike mi diverte parecchio, per poi godere del bellissimo panorama sui boschi circostanti.

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Consiglio per i naviganti: Considerando l’orografia e le caratteristiche del terreno, sconsiglio vivamente la percorrenza di questo secondo tratto subito dopo la pioggia. È il versante più umido e in caso di pioggia intensa il fango arriva a bloccare le ruote. In tali circostanze si può saltare il secondo passaggio nel Parco Nomentum, dirigendo direttamente verso Macchia Mancini

Macchia Mancini

Traversata nuovamente la Nomentana, imbocco una carrareccia che in breve mi conduce ad un’altra area boscata, la splendida Macchia Mancini.

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Procedo su un bellissimo single track in salita fino al piazzaletto in cui è situato il parco giochi dei bambini…

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…poi, invece di scendere nel bosco come prevede la traccia base, effettuo una seconda variante, continuando a salire su asfalto, per raggiungere il parco giochi dei bambini più grandi😉

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Lo sguardo severo dell’elfo baffone segna l’ingresso di un trail entusiasmante, frutto dell’impegno di anonimi trailbuilders locali. Il percorso si snoda sinuoso nel bosco, arricchito da numerose rampette posizionate con maestria, che invitano a prendere il volo in totale sicurezza. Il fatto che io le abbia provate con il fondo molto fangoso rimanendo incolume ne è la prova provata.

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A rendere tutto ancora più divertente, delle belle curve spondate, perfette per lasciar andare i freni e spingere un po’ di più, quella giusta dose di adrenalina che fa venire voglia di rifarlo subito.

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Tutte le rampe sono ben segnalate con il cartello “JUMP” e si possono facilmente evitare. Quindi, se preferite tenere le ruote ben piantate a terra, nessun problema: ognuno può fare a modo suo!

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La prova delle rampe subito dopo la pioggia

Il Castello di Greppe

Con il cuore carico, ho voluto intraprendere una terza variante al percorso, sicuramente la più impegnativa, addentrandomi pian piano in una vera e propria avventura. Invece di passare sotto il ponte dell’autostrada, ho proseguito dritto, su un vecchio sentiero visibilmente ormai in disuso. Procedendo con la bici a spinta ho percorso diverse centinaia di metri facendomi largo tra i rovi, aprendo a mani nude anche alcuni passaggi ormai completamente chiusi.

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La posta in gioco era decisamente allettante, raggiungere il misterioso e ormai dimenticato Castello di Greppe, conosciuto anche come Mentana Vecchia. Dopo oltre un ora di lotta con i rami taglienti, l’agognata meta appare come per magia su un’altura, ed una conquista del genere vale bene qualche taglio alle mani.

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Come suggerisce il nome singolare (Greppe) si ritiene che il castello possa essere stato edificato sui resti di un’antica villa romana, attribuita addirittura ad Agrippina, la madre di Nerone. In epoca medievale, la struttura venne trasformata in un castello fortificato, divenendo un punto di controllo importante per la viabilità e il territorio circostante.

Oggi il Castello di Greppe, sebbene in condizioni di totale abbandono, conserva ancora il fascino delle antiche rovine, e la sua posizione dominante, in un contesto naturale molto suggestivo, aggiunge un alone di mistero e bellezza a questo luogo, custode di un passato tutto da scoprire.

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Seguendo l’unico sentiero tenuto aperto dal passaggio degli animali, ho attraversato l’intera struttura, sbucando dalla parte opposta, dove, per quadagnare la strada, ho dovuto farmi largo tra cumuli di rifiuti.

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Situazioni di questo tipo, per la verità, se ne incontrano parecchie durante il percorso. L’abbandono di rifiuti nelle campagne, ma anche in parchi ed in aree protette, da queste parti è una abitudine abbastanza diffusa. In giro si trova di tutto, piastrelle, divani, frigoriferi, anche qualche manichino, simbolo dell’uomo vuoto, privo di valore umano e rispetto per ciò che lo circonda.

Gesti come l’abbandono dei rifiuti non degradano solo il territorio, ma svuotano di significato la nostra stessa umanità. Per questo, colgo l’occasione per ribadire che, oltre a degradare il paesaggio ed offendere la comunità, l‘abbandono di rifiuti compromette un patrimonio che potrebbe rappresentare una risorsa preziosa per il turismo e per l’economia locale. Un territorio curato e pulito attira visitatori, genera opportunità e valorizza la bellezza naturale che ci circonda, custodirlo è una responsabilità collettiva.

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Un luogo come questo merita di essere valorizzato e integrato in un itinerario storico-culturale, diventando una risorsa preziosa per il territorio. Restituirlo alla comunità significa non solo preservare una testimonianza del passato, ma anche trasformarlo in uno spazio che possa ispirare il futuro, rafforzando il legame con le proprie radici storiche e promuovendo nuove opportunità di crescita culturale, economica e sociale.

Riserva Naturale di Gattaceca-Macchia del Barco

Tornando sul percorso principale, mi dirigo verso il bosco di Gattaceca, ma non posso fare a meno di fermarmi ad ammirare panorami mozzafiato come questo: in primo piano, il borgo di Sant’Angelo Romano, arroccato sulla collina, mentre sullo sfondo si erge maestoso il primo contrafforte dei monti Lucretili, con il Monte Gennaro al centro, il Monte Morra sulla destra e, in secondo piano sulla sinistra, il Monte Pellecchia.

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Addentrandomi nel bosco, un single track mi conduce piacevolmente alla scoperta degli angoli più remoti della Riserva, fino a raggiungere il Monte San Francesco, circumnavigando la suggestiva dolina carsica.

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Proseguo lungo un sentiero tortuoso che mi conduce fino alle rovine della cisterna romana, una delle numerose strutture sotterranee probabilmente destinate alla raccolta e conservazione dell’acqua piovana. Immerse nei caldi colori autunnali del bosco, ora queste antiche vestigia si fondono armoniosamente con la natura circostante, aggiungendo ai sentieri di Gattaceca un fascino senza tempo e un’aura di mistero.

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Tor Mancina

Uscito dal bosco, proseguo il mio itinerario nell’area di Tor Mancina, un territorio dove si alternano armoniosamente paesaggi agrari e boschivi di grande valore naturalistico, oggi gestiti dall’Università Agraria. Il panorama è un mosaico di campi coltivati, pascoli e antichi sentieri agricoli, che raccontano una lunga tradizione di utilizzo sostenibile delle risorse naturali.

Non lasciatevi scoraggiare dalla sbarra all’ingresso: in bicicletta è consentito accedere, purché si rimanga sui sentieri principali.

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Qui la gestione dell’Università Agraria promuove un approccio virtuoso alla tutela ambientale, alla valorizzazione del patrimonio storico-rurale e alla pratica di un’agricoltura sostenibile, in cui il rapporto tra l’uomo, la terra e la natura rimane saldo e rispettoso.

Questo territorio è un esempio di equilibrio tra attività umane e paesaggio naturale, dove i colori della campagna, i profili ondulati dei campi e le aree boscate creano uno scenario ricco di storia, biodiversità e bellezza.

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Località Fratini

Proseguo il viaggio in uno scenario sospeso tra storia e natura. Attraverso la località Fratini, dove il paesaggio agrario si distende dolcemente, fino a una lunga discesa che mi conduce al cospetto del torrente Fiora. Qui, tra il mormorio dell’acqua e il silenzio della campagna, si erge la Torre della Fiora, risalente al XIII secolo, che un tempo faceva parte del borgo fortificato noto come Podium de Flora, un punto strategico che dominava la via Reatina e il Fosso della Fiora sottostante.

Oggi, la torre si staglia solitaria sullo sfondo, una sentinella del passato che domina il paesaggio circostante e racconta l’antica architettura difensiva medievale. In primo piano, una scultura contemporanea dalle forme sinuose cattura lo sguardo, quasi in contrasto ma al tempo stesso in perfetta armonia con l’ambiente. Questo incontro tra passato e presente crea un dialogo visivo suggestivo, dove l’austerità della pietra antica si intreccia con l’espressione artistica moderna. Un luogo che diventa crocevia culturale, capace di regalare ai viaggiatori un’esperienza unica, sospesa tra memoria e contemporaneità.

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Riprendo il cammino, risalendo lungo una carrareccia sassosa che si inerpica attraverso la campagna, al termine della quale mi trovo di fronte ad un’incantevole antica masseria, con una piccola chiesetta annessa. La struttura, ancora attiva, emana un fascino rurale senza tempo. È un luogo dove i profumi della terra si traducono in sapori genuini: formaggi e ricotta di produzione propria possono essere acquistati, portando con sé un assaggio autentico della vita agricola locale.

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Proseguendo oltre, il paesaggio svela, sulla destra, una collina imponente che non passa inosservata. È l’antico centro di Grotta Marozza, un sito che racconta storie di potere, prosperità e abbandono. Qui sorgono i resti di un insediamento medievale, probabilmente costruito nel X secolo, durante il periodo dell’incastellamento della campagna romana. Alcuni studiosi suggeriscono che il toponimo derivi da Marozia de’ Crescenzi, influente baronessa di Mentana, figura tanto controversa quanto centrale nelle dinamiche dell’epoca.

Il castello, costruito su un’altura punteggiata di grotte naturali, dominava la via Nomentana e svolgeva un ruolo strategico cruciale. Nel 1203, Papa Innocenzo III confermò il possedimento di “Cryptam Marozam” ai monaci benedettini dell’Abbazia di San Paolo. In seguito, la proprietà passò alle nobili famiglie Capocci e Colonna, sotto le quali l’insediamento visse un periodo di fiorente prosperità: nel 1350, la popolazione superava i 400 abitanti.

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Tuttavia, come in molte storie medievali, il declino non tardò ad arrivare. Eventi drammatici come la peste nera del 1348 e le lotte tra casate rivali segnarono la fine di Grotta Marozza, che venne progressivamente abbandonata verso la fine del XIV secolo. Oggi, i resti del castello, conosciuti localmente come “Il Castellaccio”, giacciono in rovina, pericolanti e avvolti dalla vegetazione. Essendo situati su proprietà privata e privi di misure di sicurezza, l’accesso diretto è fortemente sconsigliato; tuttavia, è possibile ammirarli da lontano, lasciandosi suggestionare dalla loro solenne decadenza.

L’ultima variante

Il crepuscolo avanza e la fatica della giornata si fa sentire, segnata dalla dura conquista del Castello di Greppe. Eppure, tornato al cospetto di Sua Maestà Gattaceca, la scelta più saggia – rientrare lungo la carrareccia come previsto dal giro standard – perde ogni attrattiva.

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Decido di regalarmi un’ultima variazione sul tema: mi immergo di nuovo nel cuore del bosco, lasciandomi avvolgere dalla sua quiete, per chiudere il giro in bellezza, con quella nota finale di libertà che solo la natura sa offrire.

Servizio di noleggio e-bike

Noleggio E-bike
Per chi lo desidera, presso Bicycle Garage si può noleggiare una e-bike, con la possibilità di percorrere l’itinerario in autonomia o con l’accompagnamento di una guida esperta.

Le tracce originali

Di seguito rendo disponibili le tracce originali dell’itinerario in tre varianti, con livelli di impegno diversi, per adattarsi alle esigenze di ciascuno.

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L’album fotografico in HD

sulle tracce della gatta
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