Tra gli itinerari storici di BiciNatura, per esplorare alcuni dei luoghi più belli e affascinati del Parco Monti Lucretili, la magnifica faggeta monumentale ed i Pratoni del Gennaro, e cimentarsi con la guida tecnica percorrendo in discesa la famigerata Scarpellata, l’antico sentiero scolpito dai pastori di Marcellina per condurre il bestiame ai pascoli d’alta quota.
Un po’ per scaramanzia, un po’ per comodità logistica, l’avventura inizia dove in genere termina l’esperienza in vita, il piazzale del cimitero di Marcellina, dove giungono puntuali sette valorosi bikers, Carmine, Andrea, Vittorio, Vikingo Ktm, Francesco, Marco e Gabriele, oltre al mio caro amico e braccio destro Marco, compagno di mille imprese.
Armate le bike iniziamo a pedalare verso il centro del paese, proseguendo poi sulla strada provinciale per San Polo, fino all’altoforno dell’ex cava, dove campeggia l’effige di Teodora Fornari, il suggestivo murales di Luis Gomez de Teran in ricordo delle tante donne che hanno consumato la loro esistenza tra queste pietre.
Qui inizia la dura salita per guadagnare quota, circa 500 metri di dislivello in 6 chilometri di rampe asfaltate, ma le magnifiche alberature in veste primaverile che ci accolgono come fossimo eroi trionfanti dispone gli animi ad affrontare qualsiasi sacrificio…
e sulle ultime rampe il sacrificio comincia a diventare esperienza viva e concreta.
Poi l’asfalto finisce e si scende di sella, avanzando a spinta in un paesaggio brullo e inospitale.
Ma basta qualche piccolo passaggio in discesa per stimolare la fantasia dei più intraprendenti.
Ed il Grezzo Naturale lo inviti a nozze…
Siamo nel cuore del Parco, ci addentriamo nella faggeta monumentale percorrendo per un tratto il sentiero 303, che abbandoneremo incrociando il Fosso di Valle Fura, per proseguire su una variante più agevole fino a Valle Cavalera, quello che alcuni frequentatori hanno battezzato sentiero dei Partigiani. Li accanto, sulla linea del Fosso di Valle Fura, procede parallelamente il sentiero 303, ribattezzato da altri frequentatori del Parco, sentiero degli Arditi, per dare una valida alternativa a chi con i Partigiani non vuole aver nulla da spartire.
Un bell’aneddoto di cultura locale da raccontare camminando, se non fosse che negli ultimi mesi la convivenza è divenuta difficile, sfociando in veri e propri atti vandalici, che dalla rimozione di tutte le scritte riferite ai Partigiani, raschiando in profondità la corteccia degli alberi ed imbrattando le rocce con vernice, sono passati alla rimozione della segnaletica ufficiale del Parco, trasformando un oasi di pace in terreno di lotta politica.
Per chi ama la natura e questi luoghi tutto questo è inaccettabile, non è il modo, né, soprattutto, il luogo, per confrontarsi su ideali e principi. Chi imbratta rocce ed alberi come questi, scrivendo con il pennarello o cancellando con la vernice, oltre a dimostrare scarsa sensibilità e povertà d’animo, commette un crimine contro l’umanità, come chi danneggia un’opera d’arte o un monumento storico, arreca un danno tangibile all’Ente Parco, ai contribuenti ed a tutti i frequentatori attuali e potenziali, e dovrebbe solo vergognarsi.
Procediamo oltre, pedalando su un tappeto di foglie e muschi…
…e qualche albero caduto offre occasione per manovre trialistiche.
Poi da Valle Cavalera ci reimmettiamo sul 303, percorrendo in sella la strettissima linea sinuosa ricavata nel letto di sassi del vallone carsico.
… fino a intravedere in lontananza la vasta distesa dei Pratoni del Gennaro.
Qui una sosta è doverosa
ed anche la foto di gruppo.
Il monte Gennaro, destinazione finale dell’escursione, è avvolto tra le nubi… meglio non rischiare la faticaccia immane di portare le bici fin lassù per poi non riuscire neanche a godere di una bella vista. Decidiamo di saltare una tappa e dirigere subito sulla Scarpellata.
Una pedalata a perdifiato tra i cavalli al pascolo…
una nuova immersione nell’ultima quinta boschiva prima del valico…
ed un’altra foto prima di iniziare la discesa, lo scorcio panoramico merita davvero.