Un bellissimo circuito ad anello nel cuore della Riserva Naturale Regionale dei Monti Lucretili, tra Mandela, Licenza, Percile, Riofreddo e Roviano.
Esperienza condotta in solitaria, in perfetto stile escursionistico-esplorativo, con l’immancabile imprevisto che mi ha indotto a trascorrere una lunga e fredda notte nei boschi.
La traccia del percorso
Partenza dal parcheggio della stazione di Mandela Scalo, il giro inizia su asfalto, un pezzo di Tiburtina fino a Vicovaro, poi la Licinese fino a Licenza, media pendenza in salita.
La Mola Alta di Licenza
Siamo nel nodo dell’acqua, punto di convergenza del sistema torrentizio della valle che qui confluisce ed alimenta il Torrente Licenza. La struttura insediativa sfrutta al meglio la conformazione orografica: la cittadella arroccata, Civitella, sulla collina domina la valle; l’area produttiva, Licenza, in cui la disponibilità d’acqua fin dalle origini ha consentito l’agricoltura irrigua, fornendo forza motrice alle prime macchine, le mole a pietra.
Un po’ provato dalla notte insonne torno alla sorgente per bere e rinfrescarmi il viso, e con il favore del giorno riesco a scorgere le tracce del passaggio della bici della sera prima. Le seguo, e finalmente eccola, la mia specialissima, adagiata su un cespuglio. Il GPS è scarico ma fuori da quella situazione intricata il sentiero è ben segnato, posso completare il giro procedendo a braccio.
Inforcata la bici il ricordo della veglia notturna svanisce in un attimo. Amo questi luoghi e trovarmi qui all’alba è un’occasione rara da non sciupare. Allora via, si parte, i magnifici scorci panoramici sulla valle boscata, il torrente, immagini che mi rimettono al mondo. Un continuo sali e scendi fino al cancello della Tenuta Laghi, poi l’avvincente discesa tecnica fino a Riofreddo ed ancora giù fino a Roviano, adrenalina a mille.
Nella valle una miriade di colonne di fumo si innalzano dai boschi , immagine suggestiva, sembrano carbonaie, attività tradizionale progressivamente abbandonata a partire dagli anni 50/60, aprendo la strada all’importazione di carbone vegetale dall’Africa nera. In questo modo si è alimentato lo sfruttamento dissennato delle foreste congolesi, con l’abbattimento di alberi secolari nel cuore del lussureggiante Virunga National Park, dove vivono gli ultimi esemplari del gorilla di montagna. Nonostante fin dal 1979 l’UNESCO abbia dichiarato la foresta congolese patrimonio dell’umanità, la situazione di instabilità politica non ha consentito un efficace contrasto alla pratica del bracconaggio e della produzione illegale di carbone.
Finché ci sarà domanda di carbone ci sarà anche l’offerta, e se la ripresa della produzione locale limiterà le importazioni, oggi ho un motivo in più per essere felice.