Bellissimo itinerario montano nel Parco nazionale del Gran Sasso, quasi interamente su sentieri sterrati e carrarecce, attraversa valli sterminate e speroni rocciosi, regalando scorci panoramici veramente suggestivi. Il paesaggio è brullo, pochi alberi, domina la roccia calcarea spigolosa e tagliente, ma con i primi caldi estivi la natura sembra esplodere in fittissimi prati verdeggianti tempestati da una straordinaria varietà di minuscole fioriture d’alta quota.
Non mancano tuttavia passaggi impegnativi, per la pendenza, a tratti veramente elevata, ma soprattutto per il fondo smosso e sassoso che per la scarsa aderenza mette a dura prova equilibrio e capacità tecniche, in discesa e soprattutto in salita.
Si fatica ma ne vale la pena. Lungo l’antico sentiero per Santo Stefano di Sessanio (comune di 120 abitanti) tanti i luoghi suggestivi. L’edificio a pianta ottagonale di Santa Maria della Pietà si svela pian piano guadagnando la sommità della collina, stagliandosi all’orizzonte come un’astronave atterrata su un pianeta disabitato. Ma proseguendo oltre si giunge ad un luogo veramente magico, le rovine di Rocca Calascio che con le sue mura possenti e la straordinaria vista sul paesaggio circostante, sembra un luogo sospeso nel tempo. Basta socchiudere un po’ gli occhi e pare di sentire ancora lo scampanellio festante delle greggi che un tempo solcavano questi monti, sulle vie della transumanza tra le montagne dell’Abbruzzo e le pianure pugliesi.
Dall’alto dei suoi 1.460 metri di altitudine, una delle costruzioni più elevate d’Italia, Rocca Calascio rappresentava un importante presidio territoriale, in un’area che oggi appare inospitale ma che un tempo era al centro di una fiorente economia agro-pastorale. La realizzazione del primo torrione si fa risalire all’anno 1000, con funzione primaria di avvistamento, ma dal XV secolo in poi la struttura fu ampliata e fortificata, con la realizzazione di mura armate da quattro torri cilindriche, ed anche l’antico Borgo situato all’ombra della fortezza, Calascio, fu ampliato e cinto da mura.
Sebbene con fasi alterne di crescita e stabilizzazione, il nucleo costituito dalla Rocca e dal sottostante Borgo fino agli inizi del 1900 contava circa 2-3mila abitanti ma con l’inizio del secolo perse rapidamente popolazione per il verificarsi di intensi fenomeni migratori verso l’America, l’Aquila e la Puglia settentrionale, fino al completo abbandono. Probabilmente il Borgo e la Rocca avrebbero seguito un lento disfacimento se non fossero diventati una delle ambientazioni più suggestive del film Lady Hawke (1985) e del recentissimo The American (2010). Sull’onda della notorietà generata dai Film, la Rocca è stata oggetto di un accurato intervento di restauro ed anche il Borgo ha acquisito nuova vitalità grazie allo sviluppo della ricettività turistica.