Trail insidiosi e tanto fango sono stati gli ingredienti dell’uscita di oggi, in una giornata iniziata con pioggia battente e cielo scuro, trasformatasi poi in una splendida mattinata primaverile.
Per molti bikers, me compreso, la domenica mattina è l’unica occasione durante la settimana per uscire in MTB e per questo con l’avvicinarsi del we si incominciano a consultare assiduamente le previsioni meteo che, seppure sempre più precise sono comunque delle previsioni, quindi, anche quando fanno temere il peggio, in cuor nostro si spera sempre nel miracolo. Ecco, questa domenica c’è stato un vero miracolo. Si avvicinava il we e su Tivoli le previsioni davano pioggia debole con temporanee schiarite in tarda mattinata, quindi abbiamo deciso di uscire lo stesso, non sarà mica una debole pioggia a fermarci!
Il sabato sera le previsioni sono ancora stabili, quindi, appuntamento confermato e sveglia impostata. Ma la sveglia di domenica purtroppo la suonerà la pioggia! Già, perché prima che suoni la sveglia, mi sveglia un forte acquazzone… Mi alzo ed apro le persiane per guardare il cielo, nero nero, per andare in bici avrei dovuto aspettare altri sette giorni. La voglia di uscire era troppa, quindi rimasi affacciato con la speranza di un improvviso miglioramento, ma niente, tutto nero… Invio un SMS agli amici con cui ho appuntamento, ma non ricevendo risposta penso che date le condizioni meteo fossero rimasti a letto.
Passavano i minuti, arriva l’ora dell’appuntamento in stazione, ma continuava a piovere; “ci rinuncio”, dico a mia moglie, “non c’è niente da fare, mi vesto e vado a fare colazione al bar”. Mentre mi dirigevo in bagno, squilla il telefono; era Geppo, uno dei bikers con cui avevo appuntamento: -“Oh Morfic ma ‘ndo stai??” -“a casa, perché te ‘ndo stai?!” -“noi stiamo qui in stazione! Che fai?” -“ma, sta piovendo a dirotto!” -“vabbe ormai ci siamo alzati, stiamo qui, che facciamo?” -“boh, piove, è tutto nero…” -“vabbé vieni su, male che va ci facciamo due chiacchiere” -” arrivo…”
Con quel tempo non mi sarebbe mai venuto in mente di uscire, ma la voglia era tanta; così in fretta e furia mi vesto, carico la bici e via in stazione, lasciando pure mia moglie senza colazione (che ovviamente non mi farà pesare la cosa… Nooo… 😀 ) Mentre mi dirigo alla stazione ricominciò a piovere, ma giusto due gocce, solo dopo aver parcheggiato, mentre scaricavo la bici, ricomincia il temporale; mi metto il k-way antipioggia e continuo a montare la bici sotto l’acqua battente. Qualche passante mi guarda attonito credendomi pazzo, ed è vero, solo un pazzo potevo essere! Finito il montaggio, vestito come un pescatore d’altura, andai verso i miei amici, che più pazzi di me mi aspettavano sotto la tettoia della stazione, senza neanche anti-pioggia; Ok la compagnia è quella giusta (per un pazzo).
Due chiacchiere sul da farsi e la pioggia ad un tratto smette di venir giù, decidiamo di iniziare a pedalare verso il bar. Arrivati al bar il cielo sopra Tivoli sembrava riaprirsi; bene, prendiamo un caffè, ma posata la tazzina, ricomincia un violento acquazzone, ancora più forte di quello di prima!!!
“Niente rega’ non è giornata…” dissi, ma… ormai convinto a tornare a casa, la pioggia smise di cadere e quello spiraglio di sereno nel cielo comincio a prendere le sembianze di una vera e propria schiarita.
“Basta, andiamo!”
Incredibile a dirsi, man mano che si pedalava lungo la salita, il cielo si faceva sempre più sereno e all’improvviso arrivò anche il sole, che trasformò quella giornata iniziata nel peggiore dei modi, in una giornata quasi primaverile. Le scuse erano finite, dovevamo cominciare a fare sul serio perché la salita che stavamo per affrontare è tra le più dure di Tivoli, una di quelle che non molla mai, con pendenza costante e mai inferiore al 10%. Se la prima parte su asfalto si affronta senza grossi problemi, la seconda, soprattutto dopo tanta pioggia, diventa quasi impossibile da pedalare. Si tratta di un single track a tratti roccioso, scassato e tecnico che si era trasformato in un torrente. Acqua corrente, fango, foglie e rami accumulati dalla corrente, ci hanno costretti a procedere a spinta per lunghi tratti, ma il sole splendente, la temperatura mite, e la buona compagnia, hanno reso più sopportabile la fatica.
La salita è stata dura, ma la discesa? Bhè, erano anni che non facevo un sentiero così scivoloso, una saponetta, ma cavolo… Nonostante i jolly per improvvisa perdita di aderenza, ci siamo divertiti davvero come matti!!!
Alla fine della discesa eravamo coperti di fango ma per non sprecare quella bella giornata di sole abbiamo deciso di completare il programma, e siamo ripartiti alla volta del monte Catillo.
Tiburtina fino al bivio per San Polo dei Cavalieri e da qui comincia la dura salita su asfalto fino quasi in paese, poi si svolta a sinistra per salire sul monte, percorrendo prima una cementata , poi una carrareccia dissestata fino al cancello della Riserva Naturale. Da qui si prosegue su single-track, tra boschi e roccia viva ed infine, con un breve tratto a spinta, si giunge nei pressi del Colle Lucco, il punto più alto del percorso.
Da qui procediamo sulla cresta del monte, con passaggi molto tecnici in discesa intervallati da frequenti rilanci, su una linea sottile che avanza tra le rocce taglienti, immersi in un paesaggio assai suggestivo. La discesa vera e propria, però, bisogna guadagnarsela, superando passaggi esposti su fondo sconnesso e la devastante distesa di roccia fissa e tagliente denominata dai bikers locali “Le Roccette”. E’ un passaggio molto difficile da percorrere in sella, serve velocità per sormontare gli ostacoli ma anche un’ottima capacità di controllo del mezzo che spesso si trasforma in un cavallo imbizzarrito.
Superata la parte più rocciosa ci immergiamo nella magnifica sughereta, l’ultima sopravvissuta nel Lazio, percorrendo un trail molto flow e veloce, poi inizia la discesa vera e propria, divertentissima e molto molto suggestiva. Si scende dal monte su una serie di rampe sassose ma molto ben sagomate, con gomiti stretti ma abbastanza ampi da poter curvare senza particolare difficoltà. Sulla destra lo sperone roccioso del Catillo, sormontato dalla Croce Don Nello, sulla sinistra la valle dell’Aniene con una magnifica vista sulla Tivoli e la piana degradante verso il mare.
Poche tracce delle copiose piogge, l’ottima esposizione ed il terreno drenante hanno subito creato le condizioni ottimali di percorrenza, anche nei passaggi più tecnici.
Insomma, una giornata indimenticabile che uscendo la mattina da casa con la pioggia scrosciante non ci saremmo mai aspettati.