Un giro diverso dal solito, niente sgaruponi e tanti chilometri, il GPS ne ha contati ben 61, con più di 1500 metri di dislivello cumulato, per la circumnavigazione del Sirente. Occasione per fare gamba, come si dice tra bikers, cimentandosi con salite ripide e sassose, di quelle che se te le pedali tutte sei proprio bravo, e discese senza particolari difficoltà, a patto di saper condurre il mezzo su carrarecce dal fondo molto smosso.
L’organizzazione è di CicloAppuntamenti, una delle realtà più attive e dinamiche della Capitale, e vi partecipa anche Marco Pierfranceschi, il fondatore del gruppo, ma alla partenza da Collarmele sono presenti anche Fabrizio Martinelli, di ROMAmtb, e qualche Pedalandiano, per comporre un gruppone di oltre trenta temerari, guidati da Fabrizio Zamunaro.
Il serpentone si avvia lentamente in salita, percorrendo strade secondarie fino ad Aielli, dove un bel fontanile offre occasione per un primo ristoro rinfrescante. Il sole picchia già di prima mattina, con l’afa che toglie il respiro, senza neanche un albero ad offrir riparo, unica speranza è salire di quota per godere di un po’ di brezza, ma il cammino è arduo, ed al secondo tornate, lasciato l’asfalto per una carrareccia brecciosa, la percezione del calvario che ci attende diviene esperienza concreta.
Con un po’ di audacia superiamo le prime rampe più dure, poi la salita diviene più dolce e il fondo compatto favorisce l’ascesa, regalando graziosi scorci panoramici sulla vallata.
Si intravede il valico in lontananza, ma ci attende il tratto più duro
una serie di ripide rampe scassate sotto il sole cocente, l’ultima mazzata
prima di raggiungere l’agognato Vado Castello e, dopo oltre 600 metri di dura salita, una sosta ce la siamo proprio guadagnata.
Passando tra il Monte Etra e Costa Pelara
entriamo nel magnifico pianoro in quota di Prati Cusano e Prati Santa Marta. Un po’ di freeride dopo tanta salita non guasta, ed il fontanile da cui sgorga acqua freschissima offre anche per una bella bevuta.
Rifocillati a dovere, con poco sforzo guadagniamo il passaggio sull’altro versante, a quota 1600, poi inizia la discesa, ed è un vero piacere mollare i freni per surfare sul ghiaione di una carrareccia scassata. La discesa termina in prossimità di un fontanile, una breve sosta per ricompattare il gruppo, poi si prosegue su strada fino ad Ovindoli e su una ciclabile molto panoramica fino a Rovere.
Giunti in paese la sosta nella piazzetta ombreggiata assume il tono di una pausa pranzo. Non manca nulla, le panchine, il bar, la fontana, il posto ideale per consumare un pasto frugale, ma i più esigenti, per non chiudere il giro con bilancio calorico in perdita, si avventurano in trattoria per un piatto di sagna ai fagioli.
Con un po’ di coraggio rimontiamo in sella, e dopo qualche saliscendi, finalmente si entra in un magnifico bosco, e superato un breve tratto in salita, ha inizio la discesa più bella della giornata.
Si atterra nell’area pic-nic sui Prati del Sirente, ai piedi dell’omonimo monte. Breve sosta e si riparte in salita verso Piano Canale, è la terza salita e pesa parecchio, ma l’immagine del massiccio roccioso del Sirente che domina il bosco lascia a bocca aperta.
Da Piano Canale inizia la terza discesa, la più lunga e varia. Si scende di 400 metri in circa sei chilometri, sfrecciando in freeride sul prato, poi zigzagando nel bosco su una carrareccia scassata, per concludere con un passaggio molto suggestivo in una landa desolata con vista sulla Majella.
Finita la pacchia non resta che cimentarsi con l’ultima salita, meno di duecento metri di dislivello in tre chilometri, niente di impossibile in condizioni normali, ma è la quarta in cinquanta chilometri di peripezie, ed anche con il massimo impegno il sorriso proprio non viene.
Al cospetto del Monte San Nicola lo stradone scorre sempre più veloce sotto le ruote ed il paesaggio montano cede rapidamente il passo ai campi coltivati.
Il ritorno all’antropizzato non è graduale, come avviene di solito, la civiltà tecnologica ci viene incontro con l’immagine suggestiva delle pale eoliche che popolano le colline di velluto, come fiori tecnologici nel paese dei giganti.
Un’avventura sfiancante ma piena di emozioni, condivisa con Fabrizio Zamunaro, la nostra premurosa guida, e tantissimi altri amici, tra cui Fabrizio Martinelli, Mho Lesto, Marta Tedesco, Zamunaro Daniele, Dumil Postard, Paola Fiorani, Silvia Perinetti, Barbara Ciardulli, Cristian Murasecchi, Oscar Rafone e Valeria Saporito.