Un giro dedicato all’esplorazione della riserva naturale di Gattaceca-Macchia del Barco, che tocca alcuni dei luoghi più suggestivi e interessanti dal punto di vista geologico e naturalistico. Il percorso parte da Monterotondo e dopo un breve tratto di asfalto, si addentra nel bosco, serpeggiando tra imponenti querce e l’intricato sottobosco, popolato da carpino orientale, acero campestre, biancospino e corniolo. Attraversando tutto il bosco da Nord-Ovest a Sud-Est, ultimo scampolo della più ampia fascia forestale che un tempo ricopriva la zona, sbuca in un’area coltivata a vigneto ed uliveto, a ridosso del pozzo del Merro, il sinkhole allagato più profondo della terra.
La traccia del percorso
Giungendo sul posto si nota solo una fitta area boscata isolata nella campagna, accessibile attraverso un piccolo cancelletto di fortuna realizzato con qualche paletto di legno e del ferro filato, posizionato tra i rovi al lato della strada. Il primo accesso conduce ad un secondo cancello in legno, sempre aperto, dal quale inizia un sentiero che si addentra nel folto della vegetazione che popola una voragine subcircolare di circa 150 m di diametro, il pozzo del Merro. La cavità di origine carsica a sezione imbutiforme, sprofonda per circa 80 metri, fino ad un piccolo specchio d’acqua del diametro di circa 30 metri che ne delimita la parte emersa. Procedendo su un sentiero gradonato un po’ sconnesso, ricavato tra i terrazzamenti in pietra sul lato meridionale della voragine, si giunge ad una piazzola posizionata a circa 30 metri di altezza dalla superficie del laghetto. Procedere oltre, per giungere in sicurezza fino allo specchio d’acqua è possibile solo disponendo di una specifica attrezzatura per l’arrampicata, ma una sosta in questa posizione, tra la fitta vegetazione che si insinua tra le rocce scoscese risulta già abbastanza suggestiva e con un po’ di fortuna ed un occhio allenato, si può anche individuare qualche esemplare di Styrax officinalis (detto storace in dialetto palombarese), una pianta di origine orientale che in Italia cresce solo da queste parti.
Sezione geologica della cavità esplorata
Ma il fascino del luogo è legato soprattutto alla sua parte allagata, eccezionale esempio di erosione chimica inversa, in cui l’acqua della falda profonda, arricchita da apporti locali di fluidi geotermici chimicamente aggressivi, corrode il substrato calcareo dal fondo, innescandone la dissoluzione, con formazione di articolati sistemi carsici attivi. Per questo motivo il condotto allagato si sviluppa ad enorme profondità nel sottosuolo. L’ultima immersione del ROV (Remote Operated Vehicle), realizzata nel marzo 2002 dall’unità sommozzatori dei vigili del fuoco di Roma, è giunta alla profondità di 392 metri (limite operativo della macchina) senza tuttavia localizzarne il fondo con assoluta certezza. Allo stato attuale delle conoscenze il Pozzo del Merro risulta essere in ogni caso la cavità allagata più profonda al mondo. Dal Merro il percorso procede in salita, prima su asfalto, poi nuovamente nel bosco, giungendo a ridosso di Sant’Angelo Romano, dove inizia la salita finale su asfalto, fino al belvedere del paese, a circa 400 metri slm, per godere dello splendido panorama che dalla pianura sabina spazia fino a Roma. Il rientro, salvo due brevi tratti, è tutto su sentieri in discesa nei boschi. Il tratto iniziale è il più intenso ed emozionante, un single track con diversi passaggi tecnici tra alberi e spuntoni di roccia affiorante, che mette a dura prova le capacità di guida. Man mano che si scende a valle le pendenze si riducono e la guida diventa più serena e rilassata, consentendo di godere appieno della bellezza del bosco.