La “Gran Sasso Runde” è una traversata del Gran Sasso che ripetiamo ogni anno perché, pur nella sua estrema durezza con i suoi oltre 2000 mt d+, è un giro di grande soddisfazione sia per la bellezza dei posti che dei panorami unici.
Quest’anno abbiamo scelto la versione più dura che prevede la discesa nella stupenda Val Maone e la risalita con il terribile Vado di Corno che prevede ben 3,30 ore di duro spingismo soprattutto nella parte iniziale.
Unico aiuto la salita in funiva da Fonte Cerreto a Campo Imperatore da dove comincia lo spingismo verso il Rifugio Duca degli Abruzzi
la salita risulta parzialmente pedalabile solo con Ebike, ma permette di guadagnare rapidamente quota e allo svalico il panorama che si apre nella sottostante piana di Campo Pericoli con l’Intermesoli e il Corvo a fare da gendarmi è sempre da lasciare a bocca aperta.
Volgendo lo sguardo a destra il re degli appennini maestoso ci ricorda che è lui il monte più alto di tutti.
Dal rifugio ci dirigiamo verso la Sella di Monte Aquila, per una cresta molto aerea ma non completamente ciclabile.
Dalla sella di Monte Aquila si aprono le danze con la discesa regina di giornata ovvero la lunghissima e dolcissima discesa nella stupenda Val Maone, una discesa piacevole e mai estrema, ma che saprà soddisfare tutti i gusti grazie alla bellezza dei posti attraversati.
Posti così non si trovano facilmente…
e scendendo Nicola trova sempre dei bambolotti con cui giocare.
Mano a mano che si scende le pendenze si affievoliscono e la traccia scorre quasi in piano tra l’Intermesoli e la valle dei Ginepri.
Poi le cose si complicano un poco e l’ultima parte risulta la più tecnica, con roccioni da copiare di cui qualcuno non sempre ciclabile ma nel complesso è poca roba.
La lunghissima discesa termina alla cascata del Rio Arno che in questo periodo di secca risulta molto scarna di acqua, ma merita pur sempre una visita.
Da li con una serie di saliscendi e due strappi micidiali (per fortuna corti)
alleviati da un ambiente supremo che conviene ammirare fermandosi un minuto per riprendere fiato
arriviamo a Prati di Tivo, dove veniamo accolti da una nebbia fittissima che ci terrà compagnia per tutto il tratto dal bivio per Cima Alta fino a Colle Castello, privandoci della meravigliosa vista del Paretone, peccato davvero.
Ma tantè bisogna concentrarsi sulla discesa che ci aspetta fino alla chiesetta di San Nicola, un sigle track che troviamo però molto sporco con diverse grosse piante cadute che ostruiscono il sentiero, peccato perchè l’ambiente è bellissimo
Dalla Chiesa di San Nicola proviamo a prendere il sentiero 200b che ci farebbe risparmiare dislivello e tempo per arrivare all’imbocco della salita di Vado di Corno, ma purtroppo una frana di grosse dimensione che troviamo poco dopo il primo tratto
ci fa desistere dal continuare.
Lo scotto da pagare per questo inconveniente sarà quello di perdere dislivello inutilmente e scendere a Casale San Nicola su stradone per poi riguadagnare l’imbocco della salita di Vado di Corno con una carrabile a tratti dura.
Ma tant’è le fatiche sono solo all’inizio, per arrivare a Vado di Corno ci sarà da sudare le famose sette camice, salita durissima che non molla mai almeno le prime due ore fino al bivio per il Rifugio D’Arcangelo
Da li le pendenze un pò si placano anche se l’ultimo tratto è un bel rock garden con gradoni e scalini
dopo 3 ore e mezza di spingismo stremati sbuchiamo a Vado di Corno, dove ad accorglierci c’è una luce quasi irreale oggi
le fatiche sono quasi terminate rimane solo la salita di asfalto fino a Campo Imperatore.
Dopo una meritata e lunga sosta, ci dirigiamo verso il Monte della Scindarella per prendere l’ultima discesa di giornata, ovvero quella di Valle Fredda, ma pensando che fosse tutta discesa veniamo colti di sopresa dallo strappo che dobbiamo affrontare per arrivarci che con oltre 2000 mt d+ sulle gambe, risulta una vera e propria mazzata per le nostre gambe oramai provate.
Sono già 10 ore che siamo in giro e le ombre cominciano ad allungarsi con il sole al tramonto, davanti a noi la Valle Fredda dove planiamo con il tecnico sentiero 200 verso la sella della Scindarella.
Ed eccola qua Valle Fredda, discesa su un sentiero facile e bello più per l’ambiente che per la discesa in se per se, troppo lineare per i nostri gusti e per giunta con l’ultimo tratto su stradone.
La discesa termina sulla strada asfaltata che sale da Fonte Cerreto a Campo Imperatore il giro si conclude qua non ci rimane che un piccolo tratto in discesa su asfalto fino alle auto parcheggiate nei pressi della funivia, anche stavolta la traversata, dopo 11,30 ore, è stata portata a termine con successo e soddisfazione.
Non ci rimane che darvi l’appuntamento per il prossimo anno per questa nostra classica da percorrere magari in modo diverso viste le alternative che la zona offre.