Quando si pianifica un giro in bicicletta molto spesso la nostra attenzione è rivolta principalmente ai monti più noti e blasonati dove la maggior parte dei bikers ha girato e poi a fine giro lodato la bellezza dei posti e dei trails fatti. Un esempio lampante è proprio quello che succede con il Monte Giano, tutti ci sono stati, tutti hanno messo in risalto la scritta particolare DUX posta sulla sua sommità e tutti hanno esaltato la bellezza della discesa regina chiamata “Il Sentiero degli Alpini” o 410/410A che scende dalla vetta e termina a Colle Cipriani. Ebbene il nostro giro comprende si la suddetta discesa ma vi posso garantire che questa non è la stata la parte più bella del giro in quanto il piatto forte è rappresentato dalle poco frequentate creste del Monte Calvo e del Monte Giano stesso. Una cavalcata sublime in un ambiente straordinario con un panorama unico e introvabile in quanto in una bella giornata di sole come la nostra si possono vedere contemporaneamente e con una visuale a 360° tutte le principali vette dell’Appennino Centrale (Terminillo, Monti Sibillini, Monti della Laga, Gran Sasso, il gruppo Velino/Sirente e addirittura la Majella) cosa impossibile da ammirare anche dalle montagne più alte.
Dopo aver lasciato un auto Colle Cipriani e con l’altra aver raggiunto Rocca di Corno (volendo questo tratto si può fare anche in bici ma bisogna aggiungere altri 400 mt di dislivello in più, noi ci abbiamo rinunciato solo perchè farsi 8 km di bitume ci fa venire le bolle ahahah), inforchiamo le nostre bike e presa la carrareccia del 453 ci ritroviamo subito con il fiato corto dato dalla partenza a freddo su un tratto molto ripido e con fondo smosso
ma se il cuore pompa e fatica la vista gode con subito il Terminillo al nostro fianco in bella mostra
e il Nuria invece ci prende alle spalle siamo circondati non sappiamo più dove guardare
Fortuna che possiamo alleviare la fatica così perchè lo stradone è veramente infame 3 km per 600 mt di dislivello equivale a dire pendenza media 20%, è veramente quasi impossibile farseli tutti in sella, i tratti dove rifiatare si contano veramente sul palmo di una mano
e per completare l’opera sull’ultimo tratto anche un po di neve ma tanto è la rovina per i rovinati ahaha meglio spingere dai anzi si fatica anche meno che provare a pedalare
la fine dello stradone è come una benedizione, la valle che ci troviamo davanti che dovremo risalire e che si incunea tra il Monte Caola e il Colle di Mezzo è veramente da strabuzzare gli occhi
superba veramente, non è facile trovare a quote relativamente basse un simile popò di roba
il Tottero è in estasi e non credo ai miei occhi pedala su un muro, incredibile sarà al 30% di pendenza, questo si che è doping ma di montagna
ma poi non c’è doping che regge si spinge senza compromessi
ma il portage dura pooco solo 40 minuti poi si può riprendere a pedalare tra due lingue di neve che sembra ci vogliano indicare la via da percorrere
e a quota 1.800 eccoci in cresta e qui è l’apoteosi, dopo lo stupore inziale siamo letteralmente invasi da polluzioni e brividi di fronte a cotanza bellezza, tutti quei monti che in tanti anni e uscite abbiamo solcato in lungo e in largo sono tutti ai nostri piedi roba da non credere
Terminillo, Sibillini, Laga, Gran Sasso, Velino, Majella, tutti in fila in una lunghissima catena quasi ininterrotta sarebbe da stare qui tutto il giorno in contemplazione
ancora c’è troppa neve ma presto rivedranno le nostre ruotone
oggi abbiamo fatto bingo, questo è il momento giusto per solcare questi monti, la neve a chiazze rende il tutto ancora più suggestivo e bello, senza non farebbe lo stesso effetto
ma con malincuore è ora di muoverci la cresta che vediamo dall’altra parte ci aspetta
guardate la le gobbe di cammello che ci stanno aspettando sarà una lunga cavalcata, già ce la pregustiamo
dicesi OMC (Only Mountain Crest)
ma prima c’è da conquistare il Monte Calvo che con i suoi 1.898 mt. rappresenta la cima Coppi di giornata e per arrivarci prendiamo un superbo taglio a mezza costa
che plana sopra la Valle Grande
ed eccola la tanto agognata cresta
ci aspettano 500 mt di dislivello quasi tutti di cresta, OMC puro e cristallino non tecnica ma stupenda sembra veramente di volare, dal Calvo passando per il Caola sarà tutta una lunghissima cavalcata fino a rinteccettare lo stradone che sale a Fonni di Cinno, qui nessuna descrizione può essere più esauriente delle foto che parlano da sole
planata sopra la Valle Lunga
verso l’infinito e oltre
infinity crest
finita la cresta non finisce però il divertimento con un single track sopraffino vista Laga
e vista Terminillo
e finalmente comincia a farsi vivo anche il Giano nostra prossima meta
ritorniamo sulla terra sbucando a Fonni di Cinno
e da li tramite il sentiero 459 ci dirigiamo verso La Mozza
immergendoci in un bosco che benchè ancora in versione invernale sa farsi apprezzare lo stesso
piani de La Mozza, ancora è presto ma se passate di qui a maggio rimarrete a bocca aparte sarà un tripudio di fiori e colori
è quasi fatta, non ci resta che prendere il 463 e salire in cima al Giano passando per i prati di Monte Giano seguendo però rigorosamente la cresta, 200 mt da fare in portage molto remunerativo
l’ultimo tratto è in cresta e si pedala anche
arrivati in vetta al Giano il Tottero tira fuori dal cilindro la colomba ahahah. Tutti infatti arrivati qui vanno alla croce del Giano e poi scendono per il sentiero degli alpini, noi invece crestaioli doc e amanti dell’esplorazione in quanto non si hanno notizie che qualcuno l’abbia percorsa in bike non possiamo non essere attratti dalla cresta che scende a Colle Marzo costeggiando i contrafforti rocciosi del Giano
stupenda anche questa ulteriore cavalcata, oggi abbiamo superato noi stessi
la discesa è molto ripida ma fattibilissima Tottero vertrider
liberi di volare
sono in totale altri 500 mt di dislivello di cresta che si interrompono quando intercettiamo il sentiero 462 che passa sopra le macchie di Giano
altra scoperta e altra perla: un mezza costa in sali scendi molto tecnico ma fattibile in sella al 99%, con tanti passaggi dove bisogna tirare fuori il meglio di se per condurre la bici senza mettere il piede a terra, tutto pulito e pettinato questi tipi di sentiero ci fanno andare in estasi, godiamo come porci. Il sentiero sbuca poi proprio all’incrocio tra il 410 e il 410A dove comincia la parte più bella e tecnica del classico sentiero degli Alpini che volete di più ? questo ce lo pappiamo tutto di un fiato niente foto qui troppo bello; è l’esaltazione del trial molto ma molto tecnico e grazie a Romulo, una persona squisita che ha la casa proprio in fondo alla discesa, risulta anche abbastanza pulito e liberato dalle pietre che potevano dare più fastidio per chi scende in bike superlativo. Così dopo 7 ore di giro arriviamo in fondo inebriati più che mai e guardandoci in faccia come per incanto io e il tottero abbiamo fatto entrambi la stessa considerazione: questo è stato il best tour 2017.