Il Colle delle Monache è un monte poco appariscente, ma con i suoi 1942 mt è uno dei più alti della zona ed offre una vista panoramica di grandissimo impatto. Situato alle falde del Monte Corvo delimita le vaste praterie chiamate “Campiglione”, sfruttate ancora oggi per il pascolo di cavalli, pecore e mucche. Per la presenza di numerose fonti e sorgenti sembra di stare sui Monti della Laga ed in effetti dal punto di vista geologico è un “pezzo” di Laga incastonato nel Gran Sasso. Domina l’arenaria, non il calcare come in gran parte del Gruppo, quindi il territorio è incline a formare torrenti e cascatelle. Anche il nome del paese principale, “Nerito” vuol dire “posto dell’acqua” anche se oggi se ne è persa traccia, almeno nelle vicinanze del borgo.
Ma è il bosco l’elemento naturale predominante; poco dopo aver superato Nerito siamo in piena “foresta”. Sopra i mille metri la copertura boschiva è composta in gran parte dal faggio ma qualche secolo fa la specie era l’abete bianco, oggi in gran parte scomparso. Anche i toponimi evocano la presenza di questa conifera: “Pian dell’Abete” sotto il Colle delle Monache, “Abete” proprio sopra Nerito, ma dall’inizio del XX secolo questa pregiatissima pianta è stata sottoposta al taglio selvaggio, per soddisfare la crescente domanda di legname della guerra prima e dell’industrializzazione poi. Ancora negli anni ’70 erano visibili, qui come sulla Laga, enormi esemplari secolari di abete, oggi sopravvivono solo piccoli nuclei ma si tratta solo di giovani esemplari. La raccolta del legname è ancora oggi il motore dell’economia locale; le imprese boschive sono ancora presenti e lavorano a pieno ritmo mantenendo però i metodi antichi.
Le due manifestazioni più importanti del paese sono legate proprio a questa attività: la Festa del Boscaiolo e il Fuoco di Natale. Durante la Festa del Boscaiolo giungono maestranze da tutta Italia per sfidarsi nelle caratteristiche prove di abilità e forza che contraddistinguono questo duro lavoro.
Questo itinerario si presta ad essere affrontato da tutti e con qualsiasi tipo di bike (front o full) e presenta una lunghissima salita su carrareccia quasi tutta pedalabile, solo negli ultimi 250 mt di dislivello c’è da spingere la bici o mettersela in spalla, ed anche la discesa è priva di difficoltà tecniche e proprio per questo risulta fattibile anche con bici dotate di escursione meno generose delle nostre. I panorami tuttavia sono estremamente gratificanti, lungo la salita si aprono scorci sui monti più belli del Gran Sasso, ovvero Monte Corvo, Intermesoli, Pizzo Camarda, e se siete fortunati come noi che li abbiamo trovati ammantati dalla prima neve, allora avete fatto davvero bingo !
Partiti da Aprati iniziamo a pedalare verso Nerito su asfalto, e lungo la strada veniamo affiancati da un bellissimo cane bianco che resterà con noi per tutto il giro, indicandoci la retta via anche quando la traccia GPS ci avrebbe mandato da un’altra parte.
Non l’ha fatto sperando in una ricompensa, non ha voluto carezze e solo dopo grande insistenza ha accettato un pezzo di pizza che Gianluca aveva comprato appositamente per lui, quasi per farci un favore, e poco prima di uscire dal bosco, a fine giro, si è dileguato nel nulla senza neanche un saluto… forse non sopportava gli addii ?
Entrati nel bosco finalmente l’asfalto lascia il posto alla lunghissima carrareccia che ci porterà sempre in sella ai Piani della Mozza, avvolti nei caldi colori del bosco in autunno
ma voltato l’angolo si comincia a intravedere il Monte Corvo ammantato di bianco, che bella sorpresa che ci ha fatto oggi
Il meglio però deve ancora arrivare, perché è quando siamo al cosiddetto Corridoio dopo i Piani della Mozza che lo possiamo ammirare in tutta la sua maestosità.
Sono luoghi remotissimi questi, si potrebbe rimanere in contemplazione per ore… ammaliati dal fascino del Campiglione, regno incontrastato dei cavalli al pascolo brado…
Procedendo oltre verso Colle delle Monache la visuale diviene ancor più interessante, con la Laga e il Gorzano alle spalle
e la vetta di fronte che ci sfida a conquistarla
chiedendoci un duro spingismo.
Sarà questa la parte più dura di tutta la salita, ma per alleviare un po’ la fatica decidiamo di aggirarlo verso destra. Più saliamo e più il panorama diventa superlativo, si comincia ad intravedere anche il Lago di Campotosto, il mosaico è quasi completo…
Poi arriva anche il mare… si quello proprio ci mancava, che posto ragazzi !
E per completare la carrellata di suggestioni, la Valle del Crivellaro, un luogo che incute timore e rispetto, al solo pensiero che qualcuno l’ha anche percorsa con la bici in groppa ci vengono i brividi…
Dopo 1 ora di spingismo che sfuma nel portage, eccoci finalmente arrivati, anche Colle delle Monache è stato conquistato !
La sosta in vetta però stavolta è più breve del solito, la nostra guida a quattro zampe comincia a spazientirsi, non è abituata a traccheggiare troppo !
Giusto il tempo di ammirare il Lago di Campotosto…
e poi giù dal nostro amico che ci attende impaziente.
Il primo tratto è una bella crestina rocciosa che ci galvanizza alquanto e ci fa ben sperare per il resto della discesa
poi entrati nel bosco il sentiero si perde sotto il manto di foglie e non è semplicissimo seguire la traccia, ma sul fatto che fosse molto wild eravamo stati avvertiti e non possiamo dare la colpa a nessuno.
Superato il primo tratto più infido, il resto del sentiero scorre veloce, attraversando il Piano dell’Abete e i Piani di Incodara, su un trail che procede nel bosco senza particolari difficoltà tecniche da affrontare, ed arrivati alle Cannavine, con nostra grande delusione (ma per molti può essere cosa gradita), il sentiero si immette in una carraia che conduce a Nerito.
Per gli appassionati discesisti il giro può essere un po’ deludente, ma la bellezza dei luoghi è indiscutibile, e fortunatamente la conclusione riporta il buon umore… Subito dopo il cimitero di Nerito imbocchiamo il sentiero 134 giungendo ad Aprati su un bel single track con roccia fissa a gradoni chiudendo la giornata con più soddisfazione.