lunedì, Marzo 31, 2025
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Appennino Perduto: Fosso Petrienno-Svolte-Piandelloro-Pizzo dell’Arco-Cocoscia

L’ultimo giro che avevo fatto ad Acquasanta mi aveva fatto venire in mente questa nuova equazione matematica:

Le Svolte / Piandelloro = Pizzo dell’Arco / Cocoscia

… e si, perchè queste discese risultano imprescindibili e si completano l’una con l’altra fino a formare un tutt’uno, e siccome la matematica non è un’opinione, il nostro giro si basa proprio su questa formula in quanto Le Svolte, discesa su terra tutta tornanti, si sposa benissimo con Piandelloro, tutta roccia e gradoni, così come Pizzo dell’Arco, sperone roccioso a strapiombo sulle sottostanti valli con stupende balconate di arenaria che offrono un punto panoramico unico, il più bello del gruppo del Monte Ceresa, è il giusto preludio a Cocoscia, discesa endureggiante dove poter mollare i freni e tuffarsi sul ponte del fiume Tronto, dove termina.

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Viste le giornate ancora corte recuperiamo un pò di dislivello meccanizzando in parte la prima salita dalla piccola frazione Paggese-Santa Maria di Acquasanta Terme fino poco sotto il borgo abbandonato di Rocchetta, qua inforchiamo le nostre bighe e su comoda carrareccia saliamo ad Agore.

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il paese fantasma di Rocchetta

La carrareccia corre in alto con un bellissimo panorama su tutta la valle di Tallacano, sono luoghi remoti dove il tempo sembra essersi davvero fermato, il nome Appennino Perduto non è stato dato a caso.

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Da Agore invece di scendere per la rinomata e omonima discesa prendiamo a dx per il selvaggio single track dei Fossi di Agore e Petrienno, la discesa, wild nella prima parte, poi diventa rocciosa con bei passaggi tecnici su roccia e tornanti.

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impegnativi passaggi su roccia e tornanti nel fosso del Petrienno

Il valore aggiunto di questa discesa sono rappresentati in primis dalla grotta del Petrienno, una cavità larga circa 60 mt e profonda15 con all’interno antichi edifici costruiti in pietra che fungevano da fattorie dove tenere animali da pastorizia, prevalentemente pecore, e la Cascata di Agore che offre qualcosa di magico e fatato, un’oasi di pace che ti catapulterà fuori dalla concezione ordinaria del tempo.

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Grotta del Petrienno
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Cascata di Agore
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Arrivati a Poggio Rocchetta gran finale con l’ostico sentiero 431 che scende al Fosso del Marchese da dove si risale in buona parte a spinta fino a Rocchetta.

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Ripercorriamo il tratto di carrareccia fino ad Agore ma stavolta una volta arrivati al paese giriamo a dx per il bellissimo single track quasi tutto pedalabile del sentiero 402 che sale a Vena Rapolara.

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la roccia respira e trasuda

LE SVOLTE E PIANDELLORO

Inizia da qua una lunghissima discesa che parte con le temibilissime Svolte, tutta tornanti chiudibili solo con nose press, una bella sfida riuscire a non mettere mai il piede a terra anche in considerazione del fatto che specie in inverno risulta molto umida e scivolosa.

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tornanti difficilissimi su Le Svolte

E’ l’antipasto della più lunga discesa di Piandelloro il must della zona dove la roccia e i gradoni regnano sovrani, discese come questa nel centro Italia si contano sulle dita di una mano.

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La discesa si presta alle più libere interpretazioni grazie alle quali si possono inventare una miriade di varianti più o meno tossiche, è questo il suo bello che la rende sempre diversa ogni volta che la si percorre.

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varianti super tossiche su Piandelloro

Terminata la discesa giusto un assaggio di asfalto che abbandoniamo subito per salire su tratturo pedalabile ai paesi abbandonati di Falciano e Colle. Discesa veloce su single track per i sentieri 428-429 fino a risbucare al bivio per Tallacano da dove stavolta per asfalto saliamo a Cocoscia.

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Cocoscia

Qua la tentazione di scendere direttamente per il famoso sentiero enduro è forte anche perchè sono orami diverse ore che siamo in sella e anche il dislivello accumulato comincia a farsi sentire sulle gambe ma come detto sopra non c’è Cocoscia senza Pizzo dell’Arco e quindi invece di girare per il borgo prendiamo a dx per la lunghissima salita che con i sentieri 402-416-417 ci porterà in cima a Pizzo dell’Arco. Purtroppo i taglialegna con i mezzi hanno fatto un disastro e la salita risulta a tratti impedalabile causa fango, almeno fino al bivio del 417, dove la carrareccia termina e inizia il single track, ci sarà da soffrire le pene dell’inferno.

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il single track liberatorio per Pizzo dell’Arco segna la fine del fango

La ricompensa però va ben al di la della sofferenza per arrivarci, Pizzo dell’Arco come detto è un posto magico, il più bello e panoramico in assoluto di tutta la zona, la visuale spazia a 360° sui Monti Sibiliini, Laga e Gran Sasso e la bancata di arenaria a strapiombo sulla valle sottostante lascia senza fiato.

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Affacciarsi da un balcone del genere fa venire le vertigini anche ai più provetti alpinisti e le gambe cominciano a tremare.

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Dopo aver scattato decine di foto tra cui quella di rito sulla croce di vetta è tempo di scendere anche perchè si è fatto tardi e comincia a fare buio.

PIZZO DELL’ARCO E COCOSCIA

La discesa da Pizzo dell’Arco a Cocoscia è molto bella, primo tratto ripidissimo con alcune radici affioranti che risultano insidiose causa terreno bagnato.

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Poi segue un tratto abbastanza flow fino ad un passaggio S4 da noi rinominato ‘il passaggio dell’Argilla’, un ripido su terreno argilloso da affrontare decisi e senza indugio come ha fatto Nicola nel video, c’è anche un ulteriore variante ancora più cattiva con dei gradoni e un ripido in curva ma se bagnata come oggi non risulta fattibile. Sbucati a Cocoscia gran finale con la classica discesa che non tradisce mai e ti fa planare alle auto col sorriso sulle labbra.

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il tratto più impegnativo della discesa di Cocoscia

VIDEO-SINTESI by Toni Partipilo

Raccolta fotografica

Appennino Perduto
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