La riserva naturale dell’Alpe della Luna si estende nell’appennino toscano tra Sansepolcro, il lago di Montedoglio, Badia Tedalda e Bocca Trabaria. La superficie è prevalentemente boscosa ma non mancano i punti da cui si può godere di panorami spettacolari, fra specchi d’acqua cristallini e pareti rocciose mozzafiato, tali da rendere questo territorio incontaminato e magico, perfino oggetto di leggende, e con una scarsissima presenza umana.
Sui suoi monti sono incastonati diversi blocchi di marna e areneria, il più imponente dei quali è la Ripa della Luna, una parete rocciosa alta 200 metri che ha la particolarità di cadere verticale per tutta la sua altezza, come tagliata da un coltello.
Durante la seconda guerra mondiale, l’Alpe della Luna fu interessata dal passaggio delle Linea Gotica: la linea difensiva voluta dal feldmaresciallo tedesco Albert Kesselring nel 1944, per tentare di rallentare l’avanzata verso nord dell’esercito alleato. La linea tagliava l’Italia da ovest a est, andando dall’attuale provincia di Massa-Carrara fino a Pesaro, attraverso tutto l’appennino. Alcuni resti delle fortificazioni erette dall’esercito tedesco per difendere la Linea Gotica sono visibili ancora oggi, anche se parzialmente inglobati dalla natura. Si tratta principalmente di resti di trincee, piccole porzioni di basse mura di pietre, buche scavate per il posizionamento di mortai e grotte sfruttate per il ricovero di uomini e rifornimenti. La zona dell’Alpe della Luna fu uno dei punti nevralgici della Linea Gotica, vista la sua posizione strategica che consentiva di controllare l’alta Valtiberina, l’alta Valmarecchia e l’alta Valle della Foglia e i valichi di Montecoronaro e Viamaggio.
Ed è su questi scenari suggestivi e intrisi di storia che si svolge il nostro giro, con un itinerario che, benchè di dislivello abbastanza contenuto, al limite dei 1.500+, si rivelerà molto impegnativo sia per i continui e durissimi strappi che caratterizzano le salite che per le discese altamente tecniche, con passaggi alla massima scala di difficoltà.
La traccia del giro
Base di partenza del giro è Parchiule, piccolo borgo rurale di origini antichissime, risalente addirittura all’epoca preromanica, incastonato nella stretta valle del torrente Auro, da dove saliamo su sentiero abbastanza richiuso a Palazzo Mucci, un pregevole palazzo signorile del XVII secolo dove, nei primi anni del diciannovesimo secolo, fu ospite Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone.
Da li comincia un irto sentiero basolato fino a Monte Ansegni dove bisogna dare subito fondo a tutte le energie, e a quasi tutta l’assistenza per le ebike, per raggiungere il valico pedalando.
Dal valico si aprono delle belle vedute su tutta la valle dell’Auro e sulle cime più importanti dell’Alpe della Luna, Monte Maggiore e Monte dei Frati che oggi però non si riescono a vedere a causa della nebbia che, portata dal vento forte, si ammassa sulle cime.
Purtroppo la discesa a Castellaciola, piccolo borgo rurale svuotato dal tempo dove è consigliato perdersi, ci lascia un pò con l’amaro in bocca e non ci ripaga di tutte le fatiche fatte per arrivarci, in quanto si tratta di un tratturo nel bosco senza alcuna difficoltà, indicata soprattutto a chi piacciono i sentieri molto flow e scorrevoli.
Risbucati sulla carrareccia incrociamo la Strada della Luna, una antichissima strada che collega Borgo Pace con Badia Tedalda attraversando piccoli agglomerati rurali e antichi borghi e percorsa nei secoli da viandanti, commercianti, pellegrini che volevano raggiungere la Toscana tra cui anche San Francesco, Dante e Piero della Francesca, che lasciamo subito per deviare verso la valle di Gorgasgura e risalire quasi tutta la valle dell’Auro fin quasi alle sue sorgenti su un sentiero molto tecnico.
La salita termina a Colle Quarantelle con una veduta unica verso l’Alpe e la Ripa della Luna.
Via dei Contrabbandieri
Rifocillati e indossate tutte le protezioni del caso comincia la discesa. E’ la spettacolare Via dei Contrabbandieri o sentiero BT6 così chiamata perchè è stata usata fin quasi all’inizio della II Guerra Mondiale dai contrabbandieri che trasportavano clandestinamente il sale dalla Romagna e il tabacco dalla Valtiberina evitando i dazi. Con i pesanti sacchi sulle spalle risalivano fino allo Sbocco del Bucine, percorrevano un pezzo di crinale e poi giù per altri sentieri segreti fino a Sansepolcro dove scaricavano il sale, caricavano il tabacco e di nuovo su per lo stesso percorso a ritroso fino in Romagna.
La prima parte, fino al bivio per il fosso di Acquaviva, è in comune col sentiero Cai 90bis che faremo come ultima discesa e pertanto verrà percorsa due volte. Il sentiero è molto impegnativo e tecnico (S4-S5) con tanti tratti caratterizzati da rocce e gradoni di ogni ordine e grado, una manna per chi ama i sentieri trialistici e vuole mettersi alla prova, chi ama i pistini e sentieri pettinati e veloci è meglio che invece prenda un’altra strada.
Pronti via e subito ci troviamo di fronte a due passaggi estremi che è bene studiare prima di affrontarli in sella.
Le difficoltà arrivano una dietro l’altra, non c’è nemmeno un attimo di respiro e la concentrazione è sempre massima in quanto questo tratto di sentiero risulta molto scavato dal passaggio delle moto e i gradoni di conseguenza sono diventati sempre più alti.
Nonostante tutta questa popò di roba siccome non ci basta mai riusciamo a trovare anche delle varianti super tossiche.
Dopo questa prima scorpacciata di discesa super tecnica nel bosco si esce in un crinale a tratti libero dalla vegetazione, molto panoramico, qua è la roccia arenaria a farla da padrone in perfetto romagna style.
Arrivati ad una sella aperta svoltiamo a sinistra e abbandoniamo la parte in comune col Sentiero CAI 90bis per percorrere sempre la Via dei Contrabbandieri che scende decisa lungo il Fosso di Acquaviva.
Il sentiero dopo aver guadato un paio di torrenti tra cui quello principale sempre ricco d’acqua che invade spesso il cammino, si immette sulla strada di accesso al piccolo agglomerato di case di Acquaviva, ora in fase di ristrutturazione, il tratto finale presenta anche dei tratti esposti dove fare attenzione e l’uscita finale prima del guado del fosso presenta un passaggio molto tecnico, è l’ultima difficoltà prima di sbucare sulla strada carrabile.
Sbucati sulla strada carrabile oltrepassiamo il casolare isolato di Fascineto in ristrutturazione e risaliti alla Strada della Luna prendiamo a destra e ritorniamo a Parchiule. Il giro però non termina qua ma anzi ci attende la salita più lunga di giornata, dobbiamo ritornare nuovamente al crinale attraverso una infinita salita seguendo il sentiero Cai 90 che passa per Castellonchio e Case Vallepetra
Il sentiero benchè carrabile non è una passeggiata in quanto presenta molti tratti con pendenze che si fanno sentire unitamente a dei tratti basolati, l’ultimo tratto poi si restringe a sentiero vero e proprio e qua bisogna scendere di sella e spingere la bici anche perchè le pendenze superano il 30%.
Sentiero Hinton Brown
Sbucati sul crinale a quota 1.150 mt di altezza ci attende l’ultima discesa che è anche la più lunga di giornata, ovvero il Sentiero Hinton Brown e il Cai 90bis.
Il primo corrisponde ad una delle più antiche “vie di valico dell’Alpe della Luna”, era percorsa fin dal Medio Evo dai pastori transumanti e da molti pellegrini diretti a Roma. Ripristinato grazie al progetto del Parco Storico della Linea Gotica volto alla valorizzazione degli itinerari relativi agli eventi della Seconda Guerra Mondiale percorre il crinale da Poggio dell’Oppione fino allo Sbocco del Bucine.
Il sentiero scende tortuoso tra la faggeta già in versione foliage intervallando tratti scorrevoli su un tappeto di foglie a tratti gradonati fino a risbucare a Colle Quarantelle vero balcone panoramico su tutta la valle sottostante.
Qua ripercorriamo il primo tratto della Via dei Contrabbandieri ma al bivio questa volta tiriamo dritto per il 90bis. Segue un tratto a mezza costa intervallato da diversi duri strappi in salita poi, raggiunto il Monte Vallandia, ricomincia la giostra con una nuova sequenza di ripidi, gradoni e passaggi tecnici.
Più si scende più il sentiero diventa tecnico con una sequenza interminabile di gradoni uno più alto dell’altro da passare tutti di un fiato senza esitare pena il dover scendere di sella. Arrivati alla Torre di Ville bisogna recuperare le ultime energie per affrontare il tratto finale che è il più difficile di tutta la discesa, solo i più virtuosi riusciranno a passarlo indenni.
Eccoci sani e salvi a Ville dove termina la discesa e dove stavolta ci possiamo davvero rilassare ripercorrendo a ritroso il brevissimo tratto di strada fino alla macchina.