Ancora in Abruzzo, ma questa volta nel Parco naturale regionale Sirente-Velino, per cavalcare le creste del Monte Magnola, dal latino “magnus”, che significa “grande” o “maestoso”. Ed infatti, con i suoi 2.222 metri di altitudine, rappresenta una presenza imponente, ma il suo versante meridionale è anche moderatamente scosceso, rendendo la salita impegnativa ma tutta pedalabile anche con bici muscolare.
Il punto d’incontro è a Rovere, un piccolo parcheggio appena fuori dal paese, passaggio dal bar per un caffè, poi si parte, percorrendo prima tre chilometri di ciclabile, poi un piccolo pezzo di strada secondaria, e dopo circa quattro chilometri si entra nel bosco, procedendo su una comoda carrareccia piacevolmente ombreggiata.
Dopo circa quattro chilometri si esce dal bosco ed inizia la salita vera. Procediamo zigzagando sui lunghi tornanti del versante meridionale, completamente esposti al sole estivo. Man mano che si guadagna quota, che paesaggi però, il colpo d’occhio sulla Valle del Fucino è davvero suggestivo.
Il fondo è sassoso e non tanto scorrevole ed in alcuni tratti l’accumulo di ghiaia lo rende quasi impedalabile. Con mio grande stupore, però, gli esperti muscolari, in modalità dissipativa, individuando la linea giusta e dosando la spinta sui pedali in modo da non sgommare, riescono a superare anche questa prova senza scender di sella.
La montagna insegna a resistere, le profonde cicatrici sulla parete rocciosa raccontano di millenarie battaglie con la pioggia e col vento.
Il fiore di tasso barbasso che si staglia contro le rughe eterne della collina, racconta della bellezza effimera della vita contro l’infinita solidità del tempo.
Vagheggiando e vaneggiando, pian piano raggiungiamo la sommità del Magnola, con il Velino che in lontananza sembra apprezzare l’audacia dei muscolari che si approssimano alle vetta pedalando in sella.
Eccoci, ci siamo tutti a quota 2.222 (la scritta sulla croce riporta due metri in meno) ad ascoltare i racconti sulle mitiche conquiste del “biondino”, e sulle cavalle che nitrivano al passaggio del ciclista villoso, inebriate dalla potente scarica di ferormoni…
… mentre Lei, Lei ci guardava con sospettooooo (tenendosi a debita distanza).
Dalla vetta osserviamo le maestose pietraie del versate settentrionale del Magola
poi, indossate le protezioni, ci avviamo per una lunga cavalcata in cresta, fino a cima Roscia Grande (2.162)
e procedendo oltre, fino alle pendici all’antecima della Cerasa (2.119), e da qui continuiamo su un sentiero in mezzacosta fino ad entrare nel bosco.
Procediamo quindi serpeggiando tra imponenti alberature, su un single-track dal fondo un po’ smosso, per spuntare sull’altopiano delle Rocche presso i Piani di Pezza, dove è possibile effettuare una sosta rigenerativa al Rifugio del Lupo.
Da qui un breve tratto in salita nel bosco ci consente di riguadagnare quota, per chiudere in bellezza scendendo su un sentiero poco conosciuto ma molto divertente, che serpeggiando sinuoso in un magnifico bosco, con curve spondate naturali e nel complesso molto scorrevole, ci conduce nuovamente a Rovere.