martedì, Dicembre 3, 2024

Abbiamo girato per i Monti della Laga in lungo e in largo ma è inutile girarci intorno il giro più bello da fare è in assoluto è questo: panorami a 360° sui Sibillini, Laga e Gran Sasso a cui si aggiunge una delle discese più belle di tutto l’appennino centrale con una cresta superlativa e dei passaggi bellissimi su un bosco da favola. Il giro è lungo e impegnativo sia per durata che per dislivello ma di grandissima soddisfazione sia come panorami che come discesa in quanto è difficile trovare tutto il repertorio al completo in un’unica discesa ovvero cresta, passaggi tecnici, tornanti e flow. Unico pegno da pagare la salita che presenta molto spingismo anche con bici ebike. 

La traccia del giro

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Il nostro giro parte da Capricchia, piccola frazione di Amatrice ancora alle prese coi postumi del terremoto, da dove ci dirigiamo a Preta tramite il sentiero che collega i due borghi ma, viste le condizioni in cui lo troviamo di quasi totale abbandono  e con profondo rammarico in quanto attraversa posti davvero suggestivi, si consiglia di effettuare questo breve trasferimento su asfalto.

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Da Preta lasciamo la poca civiltà e ci immettiamo sul Sentiero Italia. Questo è’ un tratto molto bello e quasi tutto pedalabile, molto suggestivo risulta  l’attraversamento del fiume Tronto alla Pozzata

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Arrivati all’importante bivio di Pozze Testa tentiamo un esperimento che si rivelerà catastrofico ovvero di salire alle sorgenti del Tronto tramite il sentiero 364b, il sentiero è rimasto solo sul cartello indicatore e alla fine ci tocca rinunciare e tornare indietro, quindi non tenete conto della traccia, il sentiero da seguire è sempre il Sentiero Italia 300.

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Ripresa la retta via procediamo senza intoppi fino alle Macchie di Ardenza, qua gli ebikers devono obbligatoriamente proseguire dritto verso Campotosto e salire per la traccia di seguito indicata che passa per la sorgente Pane e Cacio, anche questa con molti tratti di spingismo ma comunque fattibile con ebike.

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Noi invece giriamo a sinistra e saliamo per il sentiero che passando per Colle Salicone arriva alle Sorgenti del Tronto con l’obiettivo di andare a vedere dove nasce questo importante fiume dell’Abruzzo. La salita è molto dura con tratti ripidissimi ma l’ambiente è spettacolare con stupende vedute sul lago di Campotosto.

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Man mano che saliamo la vista si apre sempre più con il crinale da raggiungere ancora molto lontano e la Cima della Laghetta che appena si intravede.

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La salita è davvero dura, salire per Pane e Cacio in confronto è una passeggiata ma la visuale che si gode non ha eguali tantè che merita davvero fermarsi ogni tanto per ammirare cotanta bellezza.

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Il tratto più impegnativo è poco prima di ricongiungerci con classico sentiero che sale da Pane e Cacio dove in alcuni punti bisogna anche mettere le mani sulla roccia per proseguire.

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Superata questa parte tutto risulta più agevole e le pendenze si affievoliscono parecchio. Guardando la carta ci rendiamo conto che siamo arrivati proprio sopra le Sorgenti del Tronto ma una volta arrivati tutte le nostre fatiche si rivelano vane perchè non c’è traccia di acqua e le sorgenti non si vedono.

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Mesti mesti riprendiamo il nostro cammino per il secondo obiettivo di giornata la vetta del Monte Gorzano, ma prima ancora c’è da raggiungere la Cima della Laghetta.

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Da qualsiasi parte ci giriamo possiamo ammirare i mostri sacri dell’appennino, qua il Corno grande in tutta la sua maestosità.

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Finalmente si intravede in lontanaza la nostra meta il Monte Gorzano e a lato la Costa delle Troie percorsa più volte.

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L’ultima fatica è l’ascesa finale alla vetta che benché ripida non è lunga e in 15 minuti si riesce a superare agevolmente

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Vetta conquistata Monte Gorzano che con i suoi 2.458 mt è il monte più alto del Lazio. Sono passate ben 8 ore da Capricchia ma il dislivello positivo termina qua. D’ora in poi solo discesa e che discesa non ci sarà un metro di dislivello negativo da buttare via tutta bellissima.

Si inizia con la cresta ovest, un capolavoro di trail che nemmeno il più bravo trailbuilder del mondo sarebbe riuscito a costruire, una lunghissima cavalcata su rocce, gradoni e terra sempre e rigorosamente sul filo di cresta  e per giunta solo il tratto iniziale risulta molto ripido. 

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La cresta alterna passaggi tecnici con gradoni a cui seguono tratti più filanti.

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Un passaggio in particolare è al limite della fattibilità, ci vogliono buone doti di equilibrismo per passare indenni.

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Passato il bivio per Colle Vacciuno e fino allo Stazzo di Gorzano segue un tratto ‘galattico’ come lo ha definito Toni, in effetti è bel tratto su roccia fissa con una interminabile serie di gradoni di tutte le stazze, bello davvero.

Dallo stazzo di Gorzano le cose cambiano completamente in quanto si entra nel bosco e comincia la samba, fino al Santuario del Sacro Cuore è un susseguirsi di tornanti con fondo che si alterna tra terra e roccia in un sentiero tutto pulito e spazzolato, un natural bike park di livello eccezionale. 

E se non vi basta il sentiero classico ci sono sempre le varianti tossiche da potersi inventare, insomma ce n’è per tutti i gusti.

Il tratto benchè lungo vorremmo che non finisse mai, ogni curva è un divertimento e anche  un’occasione per cimentarsi con il nose press.

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Dopo quasi un ora di discesa ininterrotta sbuchiamo al Sacro Cuore completamente inebriati e appagati ma c’è ancora la ciliegina sulla torta del tratto finale fino a  Capricchia, è la degna conclusione di una discesa da antologia, quà possiamo mollare i freni, anche se non mancano i tratti ripidi e con tornanti, ma tendenzialmente è una discesa flow che si sposa benissimo con tutto il tecnicismo fatto fino a qua.

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La discesa termina sotto l’abitato di Capricchia un ultimo strappo e siamo alle auto, dopo 9 ore il giro è terminato non rimane che festeggiare questo gran tour con una birra presso il circolo bar del paese anche per contribuire alla ripresa dell’economia locale ancora martoriata dal terremoto.

I punti più salienti dell’itinerario nel video di Toni Partipilo

Album Fotografico

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