Itinerario ambizioso in quanto, in un unica uscita, abbiamo riunito quelli che sono due giri distinti e che solitamente vengono fatti in due puntate, nulla vieta che può comunque essere effettuato in questo modo, ma se avete l’intera giornata a disposizione e il minimo allenamento per resistere a quasi 9 ore di bici e 1.600 mt di dislivello, vedrete che il lungometraggio che ne verrà fuori, che con 6 discese tutte in un solo giorno potremmo anche considerare un colossal, sarà da applausi scroscianti e prolungati con grossi favori della critica.
La prima puntata si svolge a Sperlonga e si può considerare un cortometraggio di poco meno di 3 ore lungo 10 km, con 600 mt di dislivello e tre discese veramente carine e divertenti e che si raggiungono entrambe con la stessa risalita per il ‘Canalone’ che solitamente viene anch’esso percorso in discesa, ma noi lo abbiamo volutamente percorso in salita, anche se con diversi tratti di spingismo
Percorrendolo in questo modo ci ha consentito di risparmiare circa 6 km e 150 mt di dislivello (circa un ora) rispetto alla classica risalita su stradone, ma essenziale per poter concludere il giro prima del tramonto del sole. La salita comunque, cosi come d’altronde le discese, non è lunga ed ha come parte più bella quella finale, tecnica e pedalabile
che in meno di 20 minuti ci porta all’imbocco della prima discesa Rosemary così chiamata perchè il tracciato scorre su una immensa distesa di questa pianta (il Rosmarino), ed è la più lunga delle tre ma anche la meno tecnica, anche se per la nostra gioia i passaggi su roccia accattivanti non mancano
soprattutto se optate per le varianti più hard come noi
e comunque il finale è degno di nota con un bel ripido impegnativo che mette a dura prova.
Dopo la seconda risalita eccoci alla seconda discesa Abissi, più corta ma più tecnica della precedente e con una maggiore componente di roccia
e gradoni degni di nota
e un finale forse anche più impegnativo dell’altra.
Ultima risalita ed ecco la Panoramica, ultima discesa che è anche la più difficile di tutte e il cui nome non è stato dato a caso in quanto ha una stupenda vista su Sperlonga
qui sono i ripidi a farla da padrone
e la discesa termina proprio alle auto, anzi se non si modulano bene i freni vi si finisce proprio dentro 😛 .
Caricate le bici in auto ci si trasferisce a Terracina e in un ora e mezza siamo di nuovo in sella per la seconda puntata, molto più lunga della prima, stavolta sono poco meno di 5 ore per 35 km con 1.000 mt di dislivello. Ci attende una lunga salita di 12 km anche se di asfalto e con pendenze da chiaccherata al bar e mentre transitiamo a Campo Soriano non possiamo non fermarci e fare una visita agli “hum”, che altro non sono che dei “faraglioni” di terra, enormi massi che emergono svettanti dal terreno in mezzo ai campi coltivati e vigneti. Anzichè essere scolpiti dalle acque del mare, sono stati scolpiti, nel tempo, dai ghiacciai e dalle acque del campo carsico. Poi, quasi al centro della valle, alto una quindicina di metri, eroso profondamente, così da formare dei veri pinnacoli c’è “La Rava di San Domenico” detta la “La cattedrale“
per il suo aspetto imponente e le profonde incisione che ne accentuano la spinta verso l’alto è il punto di riferimento di tutta l’area carsica ed è il simbolo stesso di Campo Soriano. Gli abitanti del luogo la chiamano “La Rava di san Domenico“, in riferimento al benedettino San Domenico da Sora, molto venerato nel basso Lazio e al quale a Terracina fu dedicata una chiesa e un convento. Sono molti i gruppi di questi massi presenti a Campo Soriano, che come “faraglioni terrestri“, danno ad alcuni scorci della valle un fascino quasi lunare. Alcuni hanno un aspetto particolare, che sembrano rappresentare figure animate
Ripreso il cammino dopo la doverosa pausa per la visita a questi capolavori della natura ecco che si presenta davanti a noi un altro capolavoro, ovvero la discesa regina di tutta la zona ovvero I Tre Pozzi, qui andiamo sul trialistico spinto, un vero must per gli amanti del genere, unico comune denominatore la roccia e i sassi
la discesa è molto impegnativa: ha una prima parte molto gradonatata
segue un tratto in piano dove è necessario saper galleggiare sulle rocce per poter proseguire senza impuntarsi data l’assenza di pendenza. Ma è solo l’antipasto alla parte finale della discesa, la più spettacolare con gradoni misura 29 😀
e passaggi su roccia spettacolari e funambolici
La discesa purtroppo non è lunghissima anche perchè alla fine perde un po di dislivello su stradone ma ci ha lasciato in dote una bella dose di adrenalina che ci permette di affrontare a cuor leggero l’ultima risalita, la più dura di tutto il giro sia per pendenze che per dislivello, bisogna infatti arrivare alla fonte di Santo Stefano prima di poter godere della seconda discesa, mammolini, dove si cambia totalmente genere. La discesa scorre velocissima nel primo tratto, poi c’è una bella risalita su single track guidato nel bosco e solo all’ultimo quando entriamo nell’ultima parte detta “Ciana” ricompaiono le rocce e qualche gradone ma che non hanno nulla a che vedere con quelli dei 3 pozzi
in compenso scendere al tramonto con vista mare rende il tutto ancora più magico
anche se è bene non distrarsi troppo e fare sempre attenzione al trail soprattutto sul passaggio finale
Terminata anche questa discesa non ci resta che l’ultima salita fino ad arrivare sotto al tempio di Giove dove ci attende l’ultima discesa, La Fossata, ma prima di scendere la foto è d’obbligo di questo superbo panorama su Terracina al tramonto
la discesa più che una ciliegina sulla torta potremmo definirla un vero e proprio dessert: un monorotaia spettacolare con tornanti e curve mozzafiato veramente sublime con vista mare
e il caratteristico faraglione che ci dice che siamo finalmente arrivati a destinazione.