L’escursione viene rimandata più volte, slittando di quasi due mesi dalla data della prima proposta, molte adesioni ma non è facile conciliare un giorno di ferie per dieci persone.
Alla fine si fissa il 27 dicembre, chi c’è c’è !
Si parte la mattina alle 6, ci ritroviamo in otto, ed anche se bisogna fare 200 km di autostrada in 2 ore si arriva. Prima di partire mi sono messo in contatto con un local, membro dei Carbonari, gruppo molto conosciuto in zona, per chiedere dei consiglio, dato che il Vesuvio, essendo Parco, è gravato da numerose restrizioni, al fine di tutelare le numerose specie floristiche e faunistiche. Sono presenti ben 612 specie appartenenti al mondo vegetale e 227 specie (tra quelle studiate) appartenenti a quello animale.
Arrivati si presenta davanti a noi una bellissima giornata di sole, tipica del Sud.
Incontriamo alcuni bikers locali e scambiamo piacevolmente informazioni, parcheggiamo davanti ad un ristorante che tornerà molto utile al ritorno e ci avviamo.
La prima salita risulta molto dura, anche se pedalabile, mentre si sale vedo ragazzi con la moto da cross cimentarsi in una pista proprio sotto il monte, mi domando, “ma tutte restrizioni per la tutela della biodiversità ? mah ! del resto è la terra delle interpretazioni elastiche …
Si continua a salire, si arriva in una piana, ed ecco che si presenta davanti a noi in tutta la sua maestosità il Vesuvio.
Fatte le foto di rito, imbocchiamo il primo sentiero.
Il terreno comincia a diventare ghiaia vulcanica è sarà cosi per tutto il giro, non è facile controllare la bici, è come galleggiare, cosi spostiamo il peso un po’ sull’anteriore per affondare le ruote ed avere maggiore controllo del mezzo.
Usciti dal sentiero facciamo un anello in mezzacosta sul versante Ovest, attraversando pinete, ginestre, valeriana, cresciute sulle colate laviche, uno scenario surreale.
Riprendiamo l’asfalto e ci dirigiamo verso la vetta, il nostro intento e di salire al cratere con le bici, ma non si può !
Arrivati al piazzale c’è una biglietteria, non possiamo salire lasciando le bici incustodite, potremmo fare due gruppi ma si perderebbe troppo tempo, circa 50 minuti tra andata e ritorno… poi la soluzione, proviamo a parlare con il bigliettaio se poteva controllare le bici dandogli una mancia, ci risponde di si e ce le fa mettere proprio davanti la guardiola.
Gli faccio ulteriori raccomandazioni… e mi fa… “uaglio’ hanno passa’ prima n’cuollo a me, se se vuonno fotte !”
Devo dire che questa frase ci ha tranquillizzati, facendoci fare anche qualche risata.
Ci incamminiamo, man mano che si sale lo scenario è impagabile, sulla nostra destra si vede il fiume di lava, arrivati in vetta la vista spazia dal golfo di Napoli alla penisola Sorrentina, con Ischia e Capri, anche se c’è un po’ di foschia.
Ci affacciamo sulla alla bocca del vulcano, è enorme 500 mt di diametro, devo dire che un po’ d’ansia c’è, le fumarole sono attive, proprio dormiente non è, si ha proprio la sensazione di stare su qualcosa che prima o poi esploderà.
Fatta qualche foto andiamo a riprendere le bici, ci aspettano 8 km di discesa. Prendiamo un single track ben nascosto, molto divertente, che passa prima nella Valle del Gigante poi nella Valle dell’Inferno e infine per lo spacco della lava, un tunnel che per un po’ abbiamo anche esplorato.
Il giro comprendeva anche i Cognoli di Ottaviano ma sono stati sacrificati per andare a vedere il cratere, è dicembre le giornate sono corte, le salite ci sono state e si preferisce andare a mettere le gambe sotto il tavolo.
Un giro che merita veramente, assolutamente da fare almeno una volta nella carriera di bikers !