La Certosa di Trisulti, edificata nel 1204 per volere di Papa Innocenzo III, amante di questi luoghi solitari per il raccoglimento e la preghiera, è nota al mondo come prezioso scrigno di antichi saperi. Le imponenti mura dell’Abbazia conservano intatta la biblioteca e l’antichissima farmacia, nella quale i Cistercensi, utilizzando erbe officinali coltivate in loco o colte nei monti circostanti, realizzavano i primi preparati farmaceutici.
Una magnifica location per un giro fuori dal tempo.
Sui sentieri rubati alla roccia dal sapiente e faticoso lavoro di scalpello, con la vista annebbiata dalla fatica, ci è sembrato di veder avanzare i monaci, curvi e lenti, intenti a frugare tra i rovi alla ricerca delle preziose piante o fermi a contemplar la valle.
Per sperimentare appieno la bellezza dei luoghi l’itinerario parte da Civita, un paesino affacciato sopra la Valle dei Santi, e procede costeggiando lo scenografico vallone fluviale scavato dal torrente Fiume, con vista privilegiata sull’Abbazia e sui sovrastanti monti Rotonaria e Monna.
Saliamo subito ripidamente per il sentiero 612 che ci porterà allo Stazzo di Cerreto
…forse un po’ troppo rapidamente
ma lo spingismo è veramente pochissima roba, il sentiero per il resto è tutto pedalabile e con pendenze molto tranquille.
Durante la salita incrociamo piante secolari che sembrano quasi dei monumenti…
arrivati a Colle Fontana c’è anche uno stupendo terrazzo sulla valle sottostante, dove una sosta è veramente d’obbligo…
mentre dallo Stazzo di Cerreto si intravede il crinale più bello degli Ernici, ovvero Ginepro, Brecciaro, Passeggio e Deta…
dall’altra parte, invece, i contrafforti rocciosi e strapiombanti del Monte Peccia, ed è proprio da la che dovremo passare tra un po’.
Prendiamo così per Capo Fiume e sempre su forestale raggiungiamo in breve tempo il bivio, superato il quale lo scenario cambia radicalmente. Lo stradone lascia il posto al sentiero ed entriamo nella Valle dell’Inferno… uno dei posti più suggestivi e belli mai visti finora.
In un primo momento il sentiero non c’è, bisogna andare a naso, ma poi come per magia ricompare davanti alle nostre ruote e il single track è superlativo e quasi tutto pedalabile, eccetto alcuni piccoli punti da fare a piedi, anche per il terreno bagnato.
Enrico è su di giri perché è veramente una goduria pedalare su un simile tappeto di foglie soffici…
e in un bosco che sebbene in versione invernale riesce ancora a regalarci forti emozioni.
Uno strappo duro da fare rigorosamente bici in spalla…
ci fa ritornare sul sentiero 612 che avevamo lasciato a Cerreto e conducendoci al rifugio di Pietra Acquara…
dove una sosta è assolutamente necessaria, per rinfrancar le membra e fare rifornimento d’acqua.
Riprendiamo la pedalata percorrendo il sentiero 609 e qui viene la parte più spettacolare del giro, il Monte Peccia, bellezza selvaggia e e trail scolpiti nella roccia, senso di isolamento, balconi e strapiombi sulla Valle dell’Inferno, insomma il meglio del meglio per gli amanti del genere wild.
La prima parte è ancora stradone ma poi, arrivati al fosso della Portella di stradoni non ve ne è più traccia, solo sentiero fino alla Certosa e che sentiero…
Stupisce il fatto che sebbene poco frequentato il sentiero è molto pulito e, con una buona gamba, in gran parte si riesce anche a pedalare.
Tuttavia lo spingismo non manca e che spingismo, veramente duro, come si suol dire, breve ma intenso…
ma quando si tratta di esplorare posti simili, ben venga lo spingismo.
Arriviamo così al valico, proprio sotto il monte Peccia e finalmente possiamo avere un antipasto di quello che sarà la discesa finale.
Il sentiero è veramente da antologia, anche se il primo tratto è molto ostico a causa dell’esposizione, poi diventa più umano…
e sopratutto molto panoramico…
ma anche molto vallonato, con un lungo tratto che alterna strappi a piccole discesine, che quando uno ha già abbastanza dislivello sulle gambe risultano alquanto dure.
Svalichiamo sopra il rifugio Cavallo con un ultimo spingismo molto duro…
e scopriamo anche perché si chiama rifugio Cavallo.
Finalmente comincia la discesa, con un solo denominatore, roccia e soltanto roccia…
Più che la valle dell’Inferno, a noi amati dell’All-Mountain queste sembrano le porte del paradiso…
e dopo aver superato il rifugio con l’omonimo fosso del Cavallo, il crinale, da sogno…
Il sentiero alterna bei ripidoni, tratti scassatissimi e qualche gradone, ed in un punto bisogna anche scendere di sella, almeno noi.
Poi il sentiero si ricollega al classico 608 che scende giù dalla Monna, poco sopra il Vado di Porca, dove è sempre obbligatorio fermarsi per ammirare la Certosa.
Da li in po è goduria pura, fino alla Certosa un vero natural bike park con gradoni a iosa e parti trialistiche, per gli amanti del genere un vero must…
e appagati e soddisfatti sbuchiamo alla Certosa, dove una visita è assolutamente d’obbligo…
Lasciando le bici all’ingresso però !