Sperimentazione di un nuovo percorso ad anello nel settore nord-occidentale del parco regionale dei Monti Lucretili, per raggiungere Orvinio da Poggio Moiano attraversando le creste del monte Pendente.
L’itinerario, che include la visita al suggestivo Fosso della Mola, è risultato molto bello dal punto di vista naturalistico, ma impossibile da percorrere in bici. Le caratteristiche dei sentieri, molto ripidi, con fondo sconnesso e disseminati di rami secchi e cespugli, lo rendono più adatto al trekking, anche se la lunghezza risulta forse un po’ eccessiva per questo tipo di attività sportiva.
Il tracciato
Punti di interesse
- Fosso della Mola (Torrente Romeano noto ai praticanti di Canyoning)
- Cima Casarene (1190 m punto più alto del monte Pendente)
- Le Pratarelle (Pianoro erboso con fontanile per approvvigionamento acqua)
- Orvinio (centro storico + castello rinascimentale)
- Taka Pizza (Orvinio)
L’escursione
Impegnativo e faticoso itinerario attraverso i fitti boschi del massiccio del monte Pendente.
La prima parte del giro è dedicata alla esplorazione del Fosso della Mola, una ripida forra creata nel tempo dal torrente Romeano, una importante arteria del bacino idrografico del fiume Farfa, noto affluente sabino del tevere. L’acqua del torrente ha creato un piccolo canyon con due principali cascate, una delle quali presenta un altezza di circa 30 metri.
E’ possibile con un minimo impegno e senza particolari attrezzature risalire sui fianchi e spostarsi lungo il torrente, purtroppo in asciutta nei mesi più caldi dell’estate.
Per chi invece si diletta di torrentismo, nei mesi primaverili opportuni punti di attacco per corde e moschettoni permettono una emozionante discesa dentro acque cristalline e dirompenti in tutta sicurezza.
Le rocce levigate, le varie gallerie e le pareti a picco della forra dilettano lo sguardo, il fresco clima ci spinge ad indugiare nella contemplazione di questa meraviglia naturale con sottofondo i racconti del luogo declarati dalla nostra guida Giampiero.
Un vecchio mulino ormai distrutto, una ruota molinatrice abbandonata, antiche chiuse che ingegnosamente permettevano l’uso del mulino anche in periodi di secca, rifiuti sparsi di un antico sfasciacarrozze di due generazioni prima e storie di bambini e famiglie che vivendo lontane dal mare venivano qui nei momenti di riposo a godersi questo mini acqua fan naturale.
La seconda parte del tragitto giunge alla vetta più alta del monte Pendente, cima Casarene.
Dal fresco fosso della Mola (lo rimpiangeremo per tutta la salita), si sale sulla dorsale orientale del Pendente ad incrociare il sentiero 309 segnato.
Purtroppo l’intero tragitto risulta impraticabile per le nostre mountain bike. Chilometri con bici in spalla o a spinta in mezzo a fitti lecci, roverelle, agli onnipresenti biancospini, pungitopo e rovi. Un percorso che richiede molte risorse fisiche e psichiche che sconsiglio vivamente a chi piace pedalare senza mai posare piede a terra. Ah munitevi di buona scorta di acqua (almeno tre litri).
Giunti in cima si può godere di una buona vista della regione.
La terza parte del giro ci porterà al pianoro delle Pratarelle attraversando tutte le creste del massiccio del Pendente.
Si passa di vetta in vetta, il sentiero 309 non è ben segnato per cui è facile perdersi.
Tranne rari casi non è possibile ancora utilizzare le nostre MTB, ci si comincia però a divertire su un paio di creste. La presenza di un onnipresente bosco vicino alle vette impedisce spesso di godere dei paesaggi circostanti.
L’acqua comincia ad essere un problema, ma l’incontro con due gentilissimi trekkisti provenienti dalla direzione opposta da nuove motivazioni per affrettare il passo, le Pratarelle sono vicine. Ci vogliono offrire la loro acqua, li ringraziamo di cuore ma decliniamo l’offerta. Si è ormai in piena discesa, servirà più a loro che a noi. In fine dietro ad una recinzione che seguivamo ormai da un paio di chilometri spingendo sempre le nostre bici, con sguardo sbalordito notiamo una carrareccia un po’ sconnessa ma percorribile in bici, ci si guarda e si ride “noooo”. Si scavalca, e si posa finalmente il culo sulla sella. Ora si scende che è una bellezza.
Giungiamo alle “Pratarelle”. Ci sono due pullmann fermi su un parcheggio, ragazzetti con trolley si stanno incamminando verso un agriturismo, sicuramente si tratta di un campo estivo. Li salutiamo e finalmente troviamo il fontanile, grande, copioso, a tre vasche. Ce la scoliamo finalmente, acqua fresca, buona, saporita (si leggete correttamente “saporita”). Bagniamo testa, braccia, viso e ce la riscoliamo.
Mi guardo intorno, alcune tende sono piantate intorno al fontanile, alcune famiglie si sono accampate e si godono la frescura della montagna. Guardo il cielo e penso quanto deve essere meraviglioso osservarlo di notte senza le luci della città, pieno di stelle.
La quarta parte ci porta ad Orvinio. Il sentiero è sempre tutto in discesa, divertente, adatto alle MTB, in alcuni punti un po’ più tecnico ma fattibilissimo.
Incontriamo sempre più persone, ci siamo riavvicinati alla civiltà. Arriviamo sull’asfalto, sulla Licinese. Andando verso Orvinio superiamo il cimitero del paese, che ha un ingresso monumentale in pietra e nel marciapiede che affianca la strada notiamo ogni tanto panchine isolate su zone senza belvedere. Mi domando a cosa possano servire, poi incrociamo vecchine vestite di nero e scialle che salgono e capisco che sono per loro, per riposarsi quando dal paese vanno a visitare i loro cari defunti. Orvinio si staglia improvvisamente all’orizzonte, mostrando il suo castello rinascimentale.
Giungiamo al centro, c’è un via vai di gente perlopiù anziana. Entriamo nel borgo e nella via centrale ci imbattiamo nella pizzeria “Taka pizza”. Ottima pizza ve la consiglio per un rapido ristoro.
La quinta ed ultima parte è fatta tutta su asfalto seguendo la strada provinciale Licinese.
Ora siamo rifocillati e dissetati, in leggerissima discesa le nostre gambe spingono forte sui rapporti più lunghi. Incrociamo persone che portano cani, fanno jogging sulla provinciale, questo perché le macchine sono praticamente assenti (ne incroceremo si e no una decina).
Poi finalmente arriviamo alla macchina, stanchi ma soddisfatti del giro. E’ ora di cambiarsi e di tornare a casa, il tramonto si sta avvicinando.