Giro molto piacevole e divertente, con partenza da Monterotondo verso le prime alture della Sabina, nel parco regionale dei Monti Lucretili, per giungere alle rovine del Castiglione di Palombara.
Dopo aver attraversando splendidi vigneti, frutteti ed uliveti, giunti nei pressi di Palombara Sabina inizia la salita nei boschi sulle pendici del monte Le Carboniere, prima su asfalto, poi su una faticosa sterrata dal fondo smosso e accidentato.
Lungo la salita non passano inosservate le dodici sculture in travertino posizionate ai lati della strada, installate nell’estate 2012 nell’ambito del progetto Percorso d’Arte, realizzato dall’Accademia di Belle Arti di Roma in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Carrara e l’Universitat der Kunste Berlin.
Giunti alla rocca, le antiche ed imponenti mura di fortificazione, realizzate con ciottoli di pietra calcarea e materiali di recupero, a tratti completamente sopraffatte da radici ed arbusti contorti che tessendo una fitta trama vi penetrano profondamente restituendole lentamente alla terra, incarnano perfettamente l’idea ruskiniana di sublime.
L’origine del castrum non è chiara, probabilmente il primo insediamento fu realizzato tra la fine dell”800 e l’inizio del 900 d.C., il periodo dell’incastellamento, nel quale le popolazioni rurali per meglio difendersi dalle frequenti incursioni ungare e saracene, si ritirarono in luoghi difficilmente accessibili, erigendo piccoli borghi fortificati attorno alla residenza feudale. La presenza nelle murature di materiale di recupero romano, lascia supporre che la rocca sia stata eretta su un edificio preesistente, di cui però non restano più molte tracce. Si fanno risalire all’epoca romana (II secolo d.C.) alcuni tratti di mura e la cisterna, ancora funzionante, dotata di due aperture, una sul soffitto, sotto quella che doveva essere la torre dominante, destinata a garantire un accesso esclusivo al castellano, l’altra, sul lato esterno, consentiva l’accesso alle riserve d’acqua a tutti gli abitanti.
Il primo documento storico che ne certifica l’esistenza nella forma attuale risale al 1276, e ne attribuiva la proprietà a Rinaldo da Palombara, ma già verso la fine del secolo la proprietà venne acquisita da Giacomo Savelli, divenuto Papa Onorio IV, che ne rimase proprietario fino alla seconda metà del 1400. Ma probabilmente il borgo era già disabitato da quasi cento anni, se nel 1343 il Registrum Iurisdictionis Episcopatus Sabinensis lo classificava come “dirutum”.
Dettaglio del nucleo insediativo
L’impianto tuttavia è ancora chiaramente visibile, con la doppia cinta muraria merlata e le numerose torri (diciassette in quella esterna e sette in quella interna), la base del mastio padronale, esattamente sopra la cisterna, su cui è ancora chiaramente visibile un focolare, i resti di una chiesa e l’impianto di molte costruzioni minori che costituivano il borgo. Sebbene l’insediamento abbia avuto vita breve, probabilmente per l’attrazione esercitata sulla popolazione dal contemporaneo sviluppo della vicina Palombara (ma alcuni studiosi ipotizzano un abbandono causato dalla diffusione di epidemie ed altri per eventi sismici), il poderoso sistema di terrazzamenti realizzato per rendere coltivabili le scoscese terre circostanti, lascia immaginare che nel periodo di massima espansione il borgo fortificato abbia rappresentato una centralità territoriale di grande rilievo.