giovedì, Dicembre 26, 2024

Già! tanti colori.. I più belli, quelli della natura che ti avvolgono e ti danno la sensazione di essere all’interno di un quadro…

Mentre sali per i sentieri di un bosco autunnale pensi solo a quello, la fatica passa in secondo piano. Un giro sui Simbruini in questo periodo è tra i più belli che si possano fare, perché la salita, per quanto dura, viene sovrastata dalla bellezza della natura che con i suoi profumi e colori ti lascia senza parole. Arriva poi la discesa che con il fondo smosso dalle piogge torrenziali diventa a tratti ostile, quasi come fosse un dazio da pagare per lo spettacolo che la natura ti ha offerto, ma noi siamo mountainbikes e le cose ostili ci piacciono, quindi veniamo ripagati anche qui, dove carichi di emozioni della prima parte del giro, ci ritroviamo euforici a scendere a tutto gas tra rocce, radici bagnate e quant’altro ci offre la montagna.

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Ci si alza presto domenica, riposati più del solito grazie al cambio di orario che ci ha regalato un ora di sonno in più e in men che non si dica si è pronti in macchina; anche troppo presto rispetto alla tabella di marcia! Ma si perché l’ansia di andare sui Simbruini è tanta e quindi si parte lo stesso. Anche se la temperatura è molto bassa, il termometro della macchina segna 2 gradi, la giornata appare da subito splendida con un bel sole e poca umidità ed il freddo con due pedalate passa in fretta. Sosta in autogrill per fare un abbondante colazione e per incontrarci con gli altri amici e dopo quattro chiacchiere e qualche scherzo in amicizia per i ritardatari, si raggiunge il punto di partenza del giro, Camerata Nuova.

E’ un piccolo paese sui Simbruini, molto caratteristico, situato poco sotto il vecchio paese di Camerata Vecchia, distrutto anni fa da un grosso incendio. È ancora possibile arrivare alle rovine del vecchio paese, ma con il passare del tempo e la poca manutenzione è sempre più difficile arrivarci a pedali… Ma merita visitarlo, magari a piedi o bici in spalla, anche perché poi la dura salita diventa una discesa molto tecnica, che può dare una certa soddisfazione.

Arrivati al paese ci si accorge subito che il richiamo della montagna è stato accolto da molti, infatti tantissimi i bikers al punto di partenza, tra cui il gruppo “pedalando” , sempre molto numeroso, ma ci sono anche tanti altri riders solitari, tra cui i mitici Paola e Gino dell’omonimo sito. Purtroppo solo dopo siamo venuti a conoscenza della loro presenza, peccato, rivederli e sarebbe stato un vero piacere. Si scendono le bici dalle auto, qualche foto di rito e via, si inizia con una bella salita ripida su sfondo smosso, a tratti molto impegnativa, che ci accompagna per i primi 6 Km.

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Lungo la salita un primo assaggio dei colori che in seguito appariranno in tutta la loro maestosità grazie, gli alberi lungo la strada a formano dei suggestivi tunnel di foglie colorate.

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Giunti al Km 6, quella che era una carrareccia di montagna si trasforma nel fantastico prato di Campo Secco, dove l’immenso prato verde è circondato dai rilievi dei monti Simbruini e dove si vedono decine, centinaia, di mucche e cavalli allo stato brado. Un luogo bello e suggestivo che, non a caso, fu usato come ambientazione per il famoso western “Lo chiamavano Trinità”.

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Già! Penso che in molti hanno visto quel film e mai verrebbe in mente che un western possa essere stato girato in un posto così rigoglioso di vegetazione. Dopo una pausa si gira verso destra in direzione Tre Confini, passando in un bosco che ci regala passaggi a volte tecnici in salita su single track, in un letto di foglie che rende anche difficile tenere il sentiero, ma ovunque si passa, il passaggio è sempre ottimo.

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Ora la salita si mantiene sempre costante e mai troppo dura su diversi sentieri e strade carrabili, sempre immersi nei profumi dei boschi colmi di funghi e foglie. Si giunge finalmente al punto più alto del giro, ovvero, sulle vedute di Monte Autore, dove ci aspetta un piccolo ristoro e qualche scatto per immortalare la maestosità del panorama, soprattutto in una fantastica giornata come questa.

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Ed ora che si fa? Ovvio, casco in testa, protezioni e via, giù per la prima discesa! 

Sassi, tanti sassi, pendenze a volte elevate e qualche bel gradino naturale, questa è la formula del primo tratto di discesa, che in seguito diventa più flow e dove si arriva a toccare velocità abbastanza elevate da permettere anche qualche salto.

Il secondo tratto di discesa si snoda sempre all’interno del bosco, seguendo principalmente i canali formati dal passaggio dell’acqua ed il divertimento è alle stelle.

Si giunge al primo intervallo a pochi passi dal Santuario della Santissima Trinità e si può decidere se visitare il Santuario oppure proseguire per Fosso Fioio. Il gruppo carico ancora di adrenalina e vista la tarda ora decide di proseguire dritto. La discesa del Fosso Fioio è una carrabile di montagna molto dissestata che segue a volte il letto secco dell’omonimo canale e a volte lo taglia, con molti sassi da prendere con cautela, anche perché le velocità che si raggiungono sono molto alte.

Qui purtroppo ci aspetta una brutta sorpresa, le copiose piogge hanno reso la strada quasi inagibile, tanto da costringere a scendere spesso dalla bici. Un vero peccato, ma questa strada è spesso resa inagibile da eventi simili e per lunghi periodi resa impraticabile, si spera quindi in un tempestivo intervento delle autorità competenti.

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Passato il tratto più ostico, si è di nuovo alle auto attraverso una comoda strada di campagna che permette di non fare alcuno sforzo finale e rilassare i muscoli delle gambe. In conclusione un giro che già di suo era bello è stato reso magico dai colori offerti da madre natura e dalla splendida compagnia degli amici del TTC Gravity Crew :
Nico
Davide
Peppino
Ed il giovane Valerio

Questo giro mi ha anche permesso di testare un reggisella telescopico supereconomico che devo dire mi ha stupito… A breve la recensione.

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