Un giretto sulla costa settentrionale di Brindisi, tra la riserva naturale di Torre Guaceto e il parco agricolo degli ulivi secolari di Serranova. Un magnifico e fragilissimo ambiente naturale, sopravvissuto negli anni a numerosi tentativi di distruzione. Dall’ipotesi di realizzare una centrale termonucleare, rischio non del tutto scongiurato, visto che il sito compare ancora nella mappa nazionale delle possibili localizzazioni, ai numerosi progetti di lottizzazione a fini turistici, con annessi fantasiosi alberghi sottomarini.
La traccia del percorso
Per fortuna Torre Guaceto è ancora li, con i tronchi ed i banchi di poseidonia depositati sulla spiaggia dalle maree, l’intricato sistema dunale a nord, con gli arbusti contorti profumati d’incenso e sale, l’area umida a sud, agognata tappa del popolo migratore nelle traversate transcontinentali, il susseguirsi di baie create dagli isolotti al largo, su cui si infrangono i flutti del mare aperto.
Immagini della riserva integrale
Percorrendo la costa brindisina un’altra bella sorpresa, la vastissima area che l’abusivismo selvaggio degli anni sessanta, e la successiva demolizione di qualche decennio dopo, trasformarono in un vastissimo immondezzaio, finalmente è stata bonificata e rinaturalizzata. Le montagne di calcinacci e di travi di cemento armato sono state rimosse, e la flora costiera comincia a riappropriarsi dei suoi spazi, ricamando tra le stratificazioni geologiche immagini di paesaggio davvero suggestive.
Anche gli antichi presidi militari, testimonianza delle guerre ora assumono un aspetto più dignitoso.
La discarica rinaturalizzata
Procedendo dalla costa verso l’entroterra agricolo, superata la ss 379, si entra nell’area del parco agricolo degli ulivi secolari. Con grande sorpresa mi accorgo che è stata realizzata una ciclovia, certo, per lunghi tratti in sede promiscua, ma la segnaletica disposta lungo il percorso invita gli automobilisti a moderare la velocità ed a rispettare i ciclisti, cosa che fa sicuramente piacere. Il percorso conduce tra piante d’ulivo monumentali, vecchie di secoli, forse di millenni, tronchi contorti, possenti, e probabilmente l’olio prodotto da quegli antichi patriarchi avrà viaggiato nel mediterraneo in anfore di terracotta trasportate su navi a vela. Procedendo verso sud si intercetta nuovamente il Canale Reale che continuando verso la costa alimenta la zona umida di Torre Guaceto, qui si incontra un altro luogo magico. Da lontano si nota uno zoccolo calcareo di sei/sette metri di altezza che emerge dalla campagna coltivata, ed è coltivato anche sopra, sulle pareti numerose cavità, è un antichissimo insediamento di monaci basiliani, con al centro la straordinaria Cripta di San Biagio, una grotta affrescata dedicata al culto greco. Tra il XII ed il XV secolo, qui visse una comunità di monaci italo-bizantini, dedita all’agricoltura ed alla pastorizia, conducendo una vita povera e semplice confortata dalla preghiera. Crearono un vero e proprio villaggio, con alcune grotte più piccole dove viveva la comunità non monastica, accanto alla Cripta, che costituiva il luogo di culto, la grotta del capo comunità (Igumeno) e, sull’altro fronte, il “cenobbio”, l’ampia cavità con una colonna centrale e nicchie e giacigli ricavati nelle pareti, dove viveva la comunità monastica. La ciclovia prosegue su un divertente single track che costeggiando il Canale Reale e attraversando splendidi orti, conduce nell’area della bonifica e della riforma agraria. Il paesaggio mostra ancora chiaramente i segni della strutturazione in appezzamenti regolari, con al centro la casa colonica, ma il caseggiato è quasi sempre in disuso e solo in qualche caso adibito a deposito attrezzi. Le bellissime masserie padronali, invece, dopo una lunga fase di declino, sembrano vivere un nuovo splendore, dopo accurati interventi di ristrutturazione e restauro, oggi ospitano aziende agricole ed agri-turistiche.